Rinviare ulteriormente l’aumento dell’Iva a fine dicembre, trovare una soluzione compiuta per la riforma della tassazione sulla casa, anticipare a quest’anno almeno una parte dei 20 miliardi di pagamenti dei debiti p.a. previsti per il 2014, rifinanziare gli ammortizzatori sociali e infine risolvere l’ormai annoso caso esodati. La lista delle priorita’ emerse nella cabina di regia governo-maggioranza e’ lunga, come lunga sara’ la strada per arrivare a delle soluzioni condivise. L’esecutivo si e’ infatti dato tempo fino al 31 agosto per sciogliere ciascuno dei nodi sul tappeto, in un clima che pero’ sembra essersi rasserenato rispetto agli ultimissimi giorni di tensione dettata da vicende piu’ strettamente politiche che economiche. Non a caso il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, parla di ”un nuovo metodo di lavoro” fatto di ”apertura, confronto e collaborazione” che ha consolidato i rapporti. Ed anche il capogruppo del Pdl, Renato Brunetta, abbandona per una volta ogni tono polemico ribadendo la posizione del partito sulla cancellazione dell’Imu sulla prima casa ma dicendosi pronto ad approfondire la materia.
Il vertice presieduto dal presidente del Consiglio, Enrico Letta, e’ stata l’occasione per iniziare un’attenta valutazione di ognuna delle questioni. Primo capitolo: l’Imu. Saccomanni, ha presentato tutte le proposte elaborate dai tecnici del Tesoro per rivedere la tassa, ciascuna rigorosamente accompagnata dalla necessaria copertura finanziaria. Le ipotesi finora circolate informalmente vanno da un innalzamento dell’attuale franchigia di 200 euro (piu’ detrazioni per i figli a carico) a 600, contro i 500 proposti dal Pd, fino ad una rideterminazione delle case di lusso e all’introduzione di una service tax che comprenda anche la Tares. L’ipotesi di una nuova tassa rivoluzionata sembra farsi strada, anche se in questo caso si porrebbe il problema di distinguere in qualche modo quanto e’ dovuto dal proprietario e quanto dall’affittuario, visto che – a differenza dell’Imu – la tassa sui rifiuti e’ oggi pagata dagli inquilini. Per approfondire il tema e portare a casa il risultato entro la fine del mese prossimo, cosi’ come previsto peraltro dal decreto diventato legge proprio ieri, partiranno comunque a strettissimo giro, probabilmente gia’ da lunedi’, tavoli tecnici al ministero tra gli esperti del Tesoro e i rappresentanti dei gruppi della maggioranza. Palazzo Chigi ha pero’ specificato che qualsiasi sia il compromesso finale dovra’ trattarsi di una soluzione ”strutturale” e non quindi una tantum.
Sull’Iva l’obiettivo sarebbe quello di rinviare ulteriormente l’aumento al 22% anche per i tre mesi ottobre-dicembre. Ma se per il primo slittamento il Tesoro ha gia’ individuato la copertura con l’aumento degli acconti Ires e Irpef, a meno che il Parlamento non voglia apportare piccole modifiche in fase di conversione in legge del dl, per il secondo rinvio le risorse sono ancora da identificare. Quello che serve e’ circa un miliardo di euro, cioe’ la stessa cifra coperta con gli acconti per sopperire al mancato rincaro di luglio. Il lavoro e’ quindi appena avviato, tanto che c’e’ gia’ chi critica la tempistica del governo. ”Mi pare che non si abbia il coraggio di fare una scelta”, afferma il leader della Cgil, Susanna Camusso. Mentre sembra ironica Giorgia Meloni che affida il suo commento a twitter: ”ringraziamo l’utilissima cabina di regia governo-maggioranza che conferma che e’ confermata la scelta di rinviare Imu e Iva. Evviva”.
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