Non cambiate canale. Sulla Rai va in onda un clamoroso litigio. Un match di parole, un bisticcio dialettico, un po’ da lavandaie e un po’ da mercato, con tutto il rispetto per i due famosi contendenti. Persone istruite e colte, con tanto di laurea regolarmente conseguita. La sede Rai in via Mazzini, a Roma, è il ring del ruvido botta e risposta fra Bruno Vespa e Giuseppe Raimondo Vittorio Baudo, in arte Pippo Baudo. Mai si sono amati, lo sanno anche le pietre, e i sassi pure sanno che si detestano. Odio professionale e non solo, diciamo che non si sono mai presi. Una questione di pelle, forse. La celebrazione dei sessant’anni della Rai come occasione dello scontro violento, il 7 gennaio scorso. In pratica la ripetizione, lo squallido bis, di un analogo episodio accaduto nell’aprile del 2011, in occasione della trasmissione dedicata ai 150 anni dell’Unità d’Italia su Rai 1. Causa scatenante del pesante diverbio l’assenza di Pippo Baudo, storico personaggio Rai, uno che la storia dell’azienda l’ha scritta davvero, dal parterre degli ospiti della puntata di “Porta a porta”, celebrativa appunto del sessantesimo compleanno della Rai. Un’esclusione, tout court. Baudo non è stato invitato di proposito dal giornalista aquilano, scrittore e conduttore con stipendio Rai di 600mila euro in quattro anni, conduttore di “Porta a porta” dal 1996, in azienda dal 1968, già direttore del Tg1.
“Un’assenza dovuta dal comportamento che Baudo tenne nel 2011”, questa è la spiegazione di Vespa. “Non è stata una dimenticanza. In quella occasione, nel 2011, Baudo sputò su Claudio Donat-Cattin, già vice direttore della Rai e tra i nostri più apprezzati collaboratori.
Accadde davanti a numerosi testimoni. Baudo non si è mai scusato: se si scusasse, saremmo lieti di invitarlo alla seconda trasmissione sui sessant’anni della Rai in programma il 29 gennaio”.
L’esclusione di Baudo dalla trasmissione celebrativa e le parole di Vespa hanno provocato l’immediata reazione di un senatore della Repubblica. Antonio Sciaudone ha presentato richiesta di spiegazione al presidente della Vigilanza Rai, Roberto Fico. “Non capisco come un singolo episodio, certamente deprecabile, possa determinare l’esclusione di un personaggio come Baudo, che ha contributo alla storia della Rai”.
Piccato Baudo. Catanese sanguigno si ritiene offeso dalle parole di Bruno Vespa. Il presentatore accusa il conduttore di non aver rispettato gli impegni di servizio pubblico. “Ha agito per vendetta personale. Dovrebbe essere lui a scusarsi con me”. Come una pallina da tennis o da ping pong o come un pallone di calcio rinviato con rabbia e sdegno nell’altra metà campo. “Vespa non solo ha peccato, ma addirittura mi concede la grazia se chiedo scusa”. Baudo, con espressione e modi civili, contesta la presunta onnipotenza acquisita da Vespa in Rai. “Ma chi è, il presidente della Rai?”.
Il litigio come pretesto per riscoprire antichi altarini e svelare il retroscena. La verità sull’episodio datato 2011. Baudo ne parla senza alcun problema. “Si tratta di una vicenda personale tra me e il signor Donat Cattin, che mi diede del mafioso: a me, che mi hanno fatto saltare la casa perché parlai male di Nitto Santapaola”. Un boss, Santapaola, il numero uno a Catania. “Penso di aver chiarito. E non autorizzo Vespa a cancellare dalla storia un personaggio come il sottoscritto che della Rai ha fatto parte per cinquantaquattro anni ai massimi livelli. Mi stupisce e rattrista che il presidente e il direttore generale non siano intervenuti. Mi aspetto una spiegazione”.
Gli effetti dello scontro ora sono presenti a macchia d’olio, sparsi nell’ambiente della Rai. Il diverbio rischia di diventare un caso politico. “La Dc è il mio editore di riferimento”, la dichiarazione d’antan di Vespa seminò all’epoca stupore e sconcerto. In Rai dal 1958, Baudo traslocò alla Fininvest per ritornare poi a Viale Mazzini nel 1980, auspice l’intervento del suo amico Ciriaco De Mita, allora presidente del Consiglio. Vespa è immobile sull’opportunità che Baudo si scusi. “Proprio per rispetto dell’etica del servizio pubblico non lo abbiamo invitato”. Irremovibile Pippo: pretende le scuse ufficiali e pubbliche dai vertici Rai fino a Vespa. Non cambiate canale, stavolta il meglio è sulla Rai.
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