Sergio Chiamparino prepara l’addio alla Compagnia di San Paolo per scendere in campo come candidato governatore del Pd se si andra’ alle elezioni anticipate in Piemonte. Le dimissioni saranno formalizzate quasi certamente in occasione del consiglio generale della fondazione gia’ convocato per il 3 febbraio, organismo al quale l’ex sindaco di Torino rimettera’ il suo mandato. Non tutto lo schieramento di centrosinistra e’ entusiasta della candidatura di Chiamparino, sulla quale e’ arrivata invece immediata la benedizione del segretario del Pd, Matteo Renzi. Contrario il Movimento 5 Stelle, qualche distinguo nel Pd e in Sel da dove arriva la richiesta di fare le primarie e di poter conoscere prima il programma. E a chiedere le primarie sono anche Rifondazione Comunista e i radicali. Si apre cosi’ in Compagnia, primo azionista di Intesa Sanpaolo, il capitolo successione.
La scadenza naturale dell’attuale vertice sarebbe stata nella primavera del 2016, ma in ogni caso gia’ il prossimo autunno tutta la macchina organizzativa si sarebbe messa in movimento con la lettera formale del presidente ai soggetti, amministrazioni locali, Camere di commercio, Accademia delle Scienze e Unione Europea, ai quali compete l’indicazione dei componenti del consiglio generale. E’ ragionevole pensare che la scelta ricada su Luca Remmert, vicepresidente prima con Angelo Benessia e oggi con Chiamparino.
Remmert e’ una persona di cui tutti i consiglieri riconoscono l’equilibrio e le capacita’ di mediazione e che ha conquistato prestigio anche con le altre Fondazioni dal momento che e’ in Acri gia’ dal precedente consiglio. Qualcuno ha ipotizzato in alternativa a Remmert il nome di Paolo Montalenti, espressione della Camera di Commercio di Milano, ma appare altamente improbabile che il presidente della fondazione possa essere espressione dell’anima lombarda della Compagnia. Difficile anche che la scelta ricada sull’ex ministro Francesco Profumo, oggi presidente dell’Iren, il cui nome potrebbe piuttosto tornare in ballo quando ci sara’ il rinnovo del vertice della fondazione nel 2016. Sara’ comunque il consiglio generale in piena autonomia l’organismo a cui tocchera’ dire l’ultima parola anche dal punto di vista formale sulla questione delle nomine.
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