Si intitola "L’italiano del supersatellite" l’articolo sul Corriere della Sera dedicato al bolognese Michele Franci, una laurea in ingegneria al Politecnico di Milano, che firma "la rivoluzione della comunicazione mobile superveloce e globale".
Alle 12.44 di venerdì, dalla base di lancio in Kazakistan, accende i motori il razzo che colloca in orbita, a 35 chilometri e 786 metri sopra le nostre teste, il terzo satellite "Global Xpress" della Inmarsat, della quale Franci è "chief technology officer" oltre che direttore del progetto che vanta un miliardo e mezzo di dollari di investimenti. E’ l’ultimo anello della rete invisibile che avvolgerà il pianeta, escluse solo le calotte polari, e che ci regalerà la possibilità di comunicare, trasmettere dati e riceverli con grande rapidità attraverso telefonino, tablet e computer, in ogni angolo della Terra e del cielo. "Che si stia volando oppure che si stia viaggiando in mezzo al deserto su una jeep o che si stia navigando nell’oceano" spiega lo stesso Franci.
Il caso ha voluto che Michele Franci, cinquantenne sposato e con due figli, diventasse un’autorità mondiale dell’Ingegneria spaziale. Se al liceo scientifico si immaginava indirizzato verso le lettere e i romanzi ("grazie al mio bravissimo professore di italiano e latino"), all’ultimo, la sua vecchia passione per i modellini di aereo e la tradizione di famiglia lo convinsero che Ingegneria al Politecnico di Milano sarebbe stata la strada giusta. Poi i consigli di una docente lo dirottarono nello spazio.
Una parentesi, sei mesi in un’azienda del gruppo Alenia in provincia di Milano, poi Olanda, Francia, Inghilterra, Svizzera. In Italia Franci torna per la sua passione: lo sci e le camminate in montagna, in Val d’Aosta, dove ha un appartamento. Ma non ha dimenticato il vecchio amore: la letteratura. Legge moltissimo. E scrive. "Mi prendono pure in giro".
Discussione su questo articolo