Altro che tagli alla sicurezza, per i quali Angelino Alfano ha rischiato perfino una mozione di sfiducia in Parlamento. "Sono discussioni senza senso, non c’è nessun atto formale che dica che stiamo tagliando sulla sicurezza, anzi la notizia è che il 2014 segna +700 milioni di euro, a partire dalla legge di stabilità", rivendica il ministro dell’Interno, aggiungendo che, proprio come quello precedente di cui faceva già parte "questo governo non farà mai mancare il proprio sostegno alle nostre trincee, alle forze dell’ordine".
Ascoltato in commissione Affari Costituzionali al Senato, Alfano tocca diversi punti di sua competenza, ma sempre in relazione al tema della sicurezza, pone grande rilevanza alla questione della lotta della criminalità organizzata, "che si esplica attraverso tre direttrici, le stesse che hanno visto i governi precedenti vincere tante battaglie: cattura dei latitanti, confische e carcere duro. "Negli ultimi 12 mesi abbiamo catturato 70 latitanti, più di uno a settimana – spiega Alfano – La priorità rimane quella della cattura di Matteo Messina Denaro. Spingiamo con tutta la forza che il governo possiede e mettendo a disposizione degli inquirenti tutti i mezzi a disposizione affinché su questo obbiettivo non ci sia un attimo di pausa".
Per quanto riguarda il regime di carcere duro "abbiamo intenzione di non deflettere l’asticella, mantenere con durezza un regime di carcere duro perché abbiamo visto che funziona: molto spesso c’è stata la prova provata della rottura dei canali di comunicazione con l’esterno e la perdita di prestigio conseguente da parte del boss".
Ottimi, spiega il responsabile del Viminale, i risultati delle confische dei beni sequestrati, stimabili in 10mila immobili e 1700 aziende". Ora però "occorre una riforma della governance dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati. Pensiamo di prevedere la possibilità di attribuzione dei beni non solo alle onlus ma anche ai privati".
Un accenno anche ai No Tav: (circa le "insorgenze terroristiche in merito alla questione della Tav" tramite il Viminale "abbiamo assicurato protezione ai cantieri e affermato l’idea che l’opera va avanti perché è stata decisa democraticamente e non può esserci una modalità non democratica per fermare i nostri sforzi"), e poi spazio di nuovo al tema immigrazione, "un fenomeno che è destinato ad aumentare, a cui l’Italia non può far fronte da sola" perché "l’approccio europeo deve passare da quello dell’emergenza a quello di fenomeno strutturale in cui l’Italia sia visto come Paese di ingresso. Dobbiamo porre all’Europa due questioni: Frontex deve fare il suo lavoro, ovvero bloccare, tutelare e difendere la frontiera non italiana, ma europea; e lotta ai mercanti di morte". Con un finale che sa di avvertimento alla Ue: "Non sappiamo fino a quanto l’Italia potrà reggere l’operazione di salvataggio dei migranti Mare Nostrum, che costa 300mila euro al giorno dovrebbe competere principalmente all’Europa".
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