Anche questo venerdì, come giovedì, il termine della seduta del Senato sulle riforme è scattato in anticipo di un paio d’ore rispetto all’ora prevista delle 17. Pochi i presenti (in numero neppure sufficiente perché il Movimento 5 Stelle potesse chiedere l’appoggio per la verifica del numero legale…), pochissimi iscritti a parlare (solamente 16). Il venerdì, si sa, è un giorno in cui i nostri parlamentari si sentono già in vacanza per il fine settimana e in tantissimi disertano l’Aula.
Gianluca Castaldi, capogruppo M5S, ha ironizzato sulla presenza di Denis Verdini, finora mai apparso a Palazzo Madama: "Vedo qui presenti dei senatori e in particolare il senatore Verdini, alleato dei partigiani, che è venuto stamattina in aula: ha presentato zero disegni di legge, zero emendamenti e ha registrato zero presenze, vediamo se sono venuti a lavorare…".
Così il dibattito e le trattative sono andate avanti off record, fuori dall’aula parlamentare. Secondo indiscrezioni, Matteo Renzi, per ricomporre la frattura con la minoranza Pd, lunedì nel corso della direzione del Partito Democratico offrirà la disponibilità a discutere su molti dei punti della riforma, sempre escluso però l’articolo 2. Ma è proprio sull’articolo 2 che è grande la polemica. Pierluigi Bersani su Facebook scrive: "Leggo di disponibilità a discutere modifiche delle norme sul Senato. Sarebbe davvero una buona cosa. La questione di fondo che è stata posta è semplice: bisogna che, in modo inequivocabile, siano i cittadini-elettori a decidere, e questo può solo essere affermato dentro l’articolo 2 del provvedimento. E’ su questo che si vuole ragionare, seppur chirurgicamente? Bene. Se è così lo si faccia con chiarezza e semplicità. Con la consapevolezza, cioè, che ambiguità, tatticismo, giochi di parole, potrebbero solo aggravare una situazione già complicata".
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