Il percorso delle riforme rischia di arenarsi sulla questione della riforma del Senato. Infatti, il progetto di riforma dell’architettura dello Stato che era stato concordato tra il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi e l’attuale Presidente del Consiglio e segretario del Partito Democratico Matteo Renzi prevede il superamento del bicameralismo perfetto. Le due Camere del Parlamento (Camera dei Deputati e Senato della Repubblica) fanno le stesse cose. Ciò comporta molti problemi nell’approvazione delle leggi. Una legge impiega due anni per essere approvata. Negli altri Paesi, vige il bicameralismo imperfetto.
Per esempio, in Canada vi sono la Camera dei Comuni ed il Senato. Il Senato canadese non legifera come la Camera dei Comuni ed è composto da 105 membri e vengono nominati dal Governatore generale su proposta del Primo Ministro su base regionale.
Ora, la riforma che si vuole fare qui in Italia ha delle affinità con il sistema canadese. Di esso faranno parte i 21 Presidenti di Regione, i 108 Sindaci dei Comuni capoluogo e 21 membri della società civile proposti dal Presidente della Repubblica.
Il problema è che mentre in Canada il Primo Ministro è elettivo (viene eletto direttamente dal popolo) qui in Italia il Presidente della Repubblica non è elettivo (viene eletto dal Parlamento) così come non è elettivo il Presidente del Consiglio (il Primo Ministro, che viene nominato dal Presidente della Repubblica) e se dovesse diventare non elettivo anche il Senato ci sarebbe un problema di democrazia.
Si vuole che il Senato non sia più elettivo? Bene, allora diventi elettivo il Presidente del Consiglio o addirittura il Presidente della Repubblica. In poche parole, il Presidente del Consiglio o il Presidente della Repubblica deve essere eletto direttamente dal popolo.
Inoltre, va detta un’altra cosa. Renzi sta sbagliando nel metodo. Le riforme vanno trattate in Parlamento e non nella sede del Partito Democratico. In democrazia funziona così.
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