Consiglieri regionali profittatori, imbroglioni. I soldi pubblici per pagarsi cene a base di aragosta, pranzi, aperitivi, banchetti di nozze, pieni di benzina. Consiglieri regionali privi di qualsiasi scrupolo: la grande abbuffata alla Regione Lombardia. Milano senza pace, letteralmente aggredita da imbroglioni e corruttori. Ladri patentati in ogni caso: i consiglieri regionali a sbafo dopo le mazzette e i cento misteri di Expo 2015. Milano non solo non da bere, difficile da mandare giù. Indigeribile.
Sessantaquattro consiglieri regionali rischiano il processo. Mentre il quattro volte ex ministro Tremonti, uno che ha vessato gli italiani con i suoi provvedimenti, è indagato per corruzione dai pm. Lo studio del tributarista avrebbe incassato due milioni per una consulenza, quando era ministro del Tesoro, a luglio del 2008. Una tangente veicolata all’epoca dietro lo schermo di una parcella professionale liquidata da Finmeccanica, controllata dal Tesoro. La tangente sarebbe servita ad ammorbidire l’allora ministro Tremonti, inizialmente contrario al clamoroso acquisto per 3,4 miliardi della società statunitense "Drs", fornitrice del Pentagono.
Giulio Tremonti indagato, ma in Lombardia tiene soprattutto banco la pesante vicenda delle spese pazze in Regione. Ormai in Italia non si salva più nessuno: gli onesti bisogna cercarli con il lanternino e, ahinoi, sono molto meno di una banda. La procura di Milano chiede al giudice delle indagini preliminari il processo per 64 ex assessori e consiglieri comunali della Regione Lombardia. Esponenti politici senza pudore, provvisti di senso d’impunità e clamorosa sfrontatezza. Il poderoso elenco comprende i nomi di popolari personaggi, tutti molto chiacchierati in quanto implicati in passate opache vicende. Fior da fiore: Nicole Minetti, la bella ex igienista dentale di Silvio Berlusconi, presenza consolidata nelle piccanti serate berlusconiane di sesso e bunga-bunga; Renzo Bossi, figlio del senatur Umberto; Stefano Galli e Davide Boni; Massimo Guarischi, a processo per le tangenti negli appalti della sanità lombarda e compagno di vacanze dell’ex presidente regionale Formigoni.
La richiesta di rinvio a giudizio del gruppo di sbafatori è firmata dal procuratore aggiunto di Milano, Alfredo Robledo, lui non esattamente in sintonia con il procurato capo Bruti Liberati, e dai pm Paolo Filippini e Antonio D’Alessio. La procura contesta ai 64 politici oltre tre milioni di spese illegittime, tra il 2008 e il 2012. Tra gli indagati ci sono anche il leghista Fabrizio Cecchetti e alcuni esponenti dell’opposizione. Chiara Cremonesi del Sel, Luca Gaffuri, Carlo Porcari e Carlo Spreafico del Pd, Elisabetta Fattuzzo (Pensionati).
Racchiuso nelle 700 pagine di richiesta di rinvio a giudizio, il meccanismo dello sbafo era di una semplicità disarmante. Risalta la passione infinita di Nicole Minetti per il sushi e per le serate eleganti, davvero tante, in raffinati ristoranti milanesi. "Giannino" la meta preferita della chiacchierata signora. Passioni finite in nota spese unitamente agli scontrini di Ikea e quelli degli acquisti in libreria. La Minetti ha comprato il libro "Mignottocrazia", un titolo emblematico, significativo del mondo che girava attorno a Berlusconi. Ventimila euro il totale della spesa in libreria.
Il "Trota" figlio di Umberto Bossi dovrà spiegare i rimborsi, 16mila euro, della sua fulminea esperienza politica in Regione. Pacchi, non pacchetti, di Pall Mall azzurre, consumazioni in autogrill, split per l’aria condizionata, integratori Gatorade, birre, Red Bull: tutto a carico dello Stato. Un passaggio scandaloso. Un altro leghista, Pierluigi Toscani, dovrà chiarire degli oltre 27mila euro, che ha addebitato ai contribuenti e di 752 euro per l’acquisto di cartucce da caccia. Quei 27mila euro sarebbero stati spesi in consumazioni di pizze, cannoli siciliani, ciambelle, coppe di gelato, e Gratta e Vinci. Capito gente, fino a dove si sono spinti gli ex consiglieri e assessori della Regione Lombardia? Un autentico schifo. La vicenda è chiaramente maleodorante.
Roberto Pedretti sarà tenuto a spiegare il catering da 3.300 euro organizzato al centro sportivo Palazzolo. I pm hanno contestato al Pdl Roberto Alboni 50 euro (su 72mila contestati) per un mazzo di fiori e al leghista Bellotti 171 euro per una macchina fotografica digitale. E io pago, avrebbe chiosato l’indimenticabile Totò.
Vale anche per il pidiellino Alberto Bonetti Baroggi, 1.640 euro per un McBook, su 65mila di rimborsi. Il leghista Angelo Ciocca ha messo in conto rimborsi 100 euro spesi in superalcolici come Daiquiri e Mojito. Ciocca potrebbe pretendere l’oscar della sfrontatezza, in concorso con il leghista Angelo Giammario. La pezza sua d’appoggio allegata alla richiesta di rimborsi è la ricevuta del pagamento del pedaggio dell’Area C di Milano. Sessanta euro. Superfluo il commento, come pure altre parole. Prima della richiesta di rinvio a giudizio, anche la Corte dei Conti aveva indagato numerosi consiglieri per danno contabile e ottenuto diversi rimborsi. Gocce nel mare di 3,4 milioni di spese illegittime che scandalizzano Milano, la Lombardia, l’Italia.
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