Una cosa certa di queste elezioni regionali è il fatto che il centrodestra debba essere unito, se vuole vincere. I successi in Veneto e Liguria e la sconfitta con un risultato più che dignitoso in Umbria lo dimostrano. In queste regioni il centrodestra è andato unito e questo modo di fare ha pagato.
In Veneto, Luca Zaia ha asfaltato Alessandra Moretti, detta "Ladylike". In Liguria vi è stato il risultato più clamoroso, con la vittoria di Giovanni Toti su Raffaella Paita. In Umbria il centrodestra non ha vinto ma il suo candidato Claudio Ricci ha ottenuto un lusinghiero 38% contro il 43% della governatrice uscente di centrosinistra Catiusha Marini. Un distacco di soli cinque punti in una regione tradizionalmente di sinistra (e dove la sinistra vinceva con risultati bulgari) non sono tanti.
Per contro, i disastri in Toscana, nelle Marche e in Puglia dimostrano che un centrodestra diviso non va da nessuna parte. Silvio Berlusconi, Matteo Salvini, Giorgia Meloni e gli altri leader del centrodestra debbono mettersi in testa che solo uniti possono vincere. Bisogna superare i personalismi e creare finalmente quella forza in grado di contrastare l’"armata" di Matteo Renzi.
Renzi non è imbattibile. Si è dimostrato. In Veneto, Alessandra Moretti era una "renziana" di ferro ed è stata asfaltata. In Liguria, Raffaella Paita era una "renziana" ed è stata sconfitta. In Toscana ha vinto un candidato che era di sinistra pura. In Puglia ha vinto uno che non era "renziano". Lo stesso vale per regioni come Umbria e Marche. In Campania, invece, ha vinto l’astensionismo, che ha favorito De Luca. Dunque, la conclusione può essere una sola: il centrodestra va ricostruito e deve imparare a presentarsi in maniera compatta agli elettori se vuole ottenere la vittoria.
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