Raptus di follia stamani nell’Avellinese dove un quarantunenne di nazionalita’ indiana, al culmine di una lite armato di coltello ha sgozzato la moglie, la figlia di sette anni e poi si e’ tolto la vita.
Ferita, ma non gravemente, l’altra figlia di tredici anni, sfuggita al massacro e ora in ospedale sotto shock. Charangeet Singh era stato ribattezzato Michele a Solofra (Avellino): persona tranquilla, a capo di una famiglia bene interagrata, che la domenica pomeriggio, in piazza Mercato giocava a cricket con i suoi connazionali del Punjab da cui anni fa emigro’ in cerca di un futuro migliore. Un viaggio costellato da varie tappe fino all’anno scorso quando, lasciata Chiaravalle Caulonia, in provincia di Reggio Calabria, e’ giunto nella piccola capitale del distretto conciario avellinese dove da decenni convivono in apparente tranquillita’ cinesi, medio-orientali, indiani e thailandesi.
Vita e sogni, quelli di Charangeet Singh, nativo di un piccolo villaggio indiano di Nadiali, che si sono capovolti in un attimo stamattina, poco dopo le 9,30. Un raptus d’ira innescato dall’ennesima accesa discussione in famiglia: Simdaujei, la figlia 13enne che forse godeva di troppa autonomia, la moglie Jasvir, 32 anni, ritenuta troppo permissiva ma soprattutto una situazione economica al limite della sopravvivenza. I conti non tornavano ormai da mesi in casa di Rajhu, come lo chiamavano gli amici del cricket, che dopo un breve periodo di lavoro come piastrellista in un paese vicino, era di nuovo senza lavoro.
Nella stessa casa, la famiglia conviveva con un connazionale uscito stamattina presto per recarsi in una conceria di Solofra, dove lavora come operaio. In casa, la discussione e’ degenerata nel volgere di pochi minuti. Rajhu ha afferrato un coltello da cucina e ha colpito per prima la moglie che era intervenuta per salvare dalle botte Simdaujei: l’hanno trovata in un lago di sangue sulle scale dell’abitazione di via Regina Margherita, nel centro storico di Solofra, a due passi dalla sede del Municipio.
La bambina piu’ piccola, Jaspreet, sette anni, si e’ rifugiata nel bagno dove il padre l’ha raggiunta sgozzandola senza pieta’, con un solo fendente. A questo punto ha rivolto l’arma contro di se’, per farla finita. I vicini – a cui la figlia piu’ grande si era rivolta dopo essere scampata al massacro – lo hanno trovato rantolante, nella sua camera da letto. ‘Ha ucciso tutti, ha ucciso tutti’, ha gridato Simdaujei incrociando in strada una pattuglia dei vigili urbani. Era coperta di sangue, con ferite al volto e al collo. Nella tarda mattinata e’ stata medicata all’ospedale ‘Landolfi’ di Solofra. I tagli non sono gravi ma e’ stata comunque ricoverata in stretta osservazione psicologica in preda ad un profondo stato di shock. La piccola Jaspreet aveva frequentato la seconda classe della scuola elementare di Fratta. La sorella Simdaujei, invece, la quinta. La loro maestra, Adriana Matarazzo, descrive la piccola come ‘una bambina dolcissima, dai grandi occhi espressivi’. Le ha viste entrambe in occasione della recita scolastica: ‘Vestivano sempre all’occidentale ma, in quell’occasione di festa, indossarono gli abiti tipici del loro Paese’. Talvolta Jaspreet veniva accompagnata a scuola da un uomo del quale, dice la maestra, ‘conosciamo il grado di parentela’.
I rilievi dei carabinieri del Comando provinciale di Avellino dovrebbero consentire nelle prossime ore di ricostruire la dinamica della strage. Sembra, ma e’ da confermare, che Singh avesse acquistato un biglietto aereo per far ritorno in India: da alcuni mesi soffriva di problemi circolatori alle mani e stava pensando di ritornare nel suo Paese per cure specifiche. Le indagini coordinate dal Procuratore capo di Avellino, Angelo Di Popolo, non escludono alcuna pista, compresa quella passionale. Determinanti saranno le dichiarazioni di Simdaujei, quando i medici lo consentiranno. In paese, comunque, c’e’ chi descrive Rajhu come una persona gelosa delle proprie tradizioni e, forse, anche preoccupato dalla ‘deriva’ occidentale della sua famiglia.
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