Rallenta la corsa delle riforme costituzionali alla Camera, proprio mentre nei corridoi di Montecitorio si infiamma quella per il Quirinale, che a questo punto potrebbe essere la prima a giungere a destinazione. La conferenza dei capigruppo della Camera non ha trovato l’intesa sul calendario delle sedute per la settimana a venire, ed è a questo punto improbabile che l’ok alla riforma del Senato arrivi prima di giovedì 29, quando inizieranno gli scrutini per il Colle. Per la gioia di Brunetta, capogruppo di Forza Italia, per il quale "un voto così delicato non poteva avvenire prima", sebbene una nuova capigruppo sia nell’aria per cercare di sbloccare la questione.
Intanto, dopo la riunione dei 140 di ieri, continua il fuoco amico sul Partito Democratico, con la minoranza sul piede di guerra: Stefano Fassina, uno dei più accesi dell’area Dem, per rassicurare sulla fedeltà alla linea che sarà della maggioranza sul nome del Presidente della Repubblica, finisce per punzecchiare il suo segretario: "A differenza di quelli che oggi chiedono disciplina e due anni fa hanno capeggiato i 101, noi siamo persone serie. Nessuno deve temere da noi i franchi tiratori".
Insomma, il messaggio è chiaro: "Non è un segreto" che Renzi abbia capeggiato i 101 che tradirono Romano Prodi, indicato dall’allora segretario Pierluigi Bersani per il Colle. Un’assunzione che Lorenzo Guerini, a Montecitorio, bolla come "una sciocchezza incredibile".
Intanto, dal proprio blog, Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio aprono una porta a Matteo Renzi proprio sulla scelta del Capo dello Stato, memori dell’esperienza di due anni orsono: "I nomi che avrebbe fatto il M5S sarebbero stati tutti scartati come lo furono nel 2013 – scrivono – Per questo chiediamo a Renzie prima che inizino le votazioni la rosa di nomi che si appresta a presentare, come ha ribadito più volte, in qualità di presidente del partito di maggioranza, per proporla ai nostri iscritti in Rete e farla votare. Toc, toc, Renzie batti un colpo di democrazia".
Questo perché, scrivono le due menti del Movimento 5 Stelle, "una cosa è certa: i nomi dei pretendenti saranno decisi da due persone che discuteranno nel chiuso di una stanza candidature e vantaggi (anche e soprattutto personali). Le opposizioni non esistono in questo disegno. E’ un baratto, un mini comitato di affari, un suk. Le opposizioni sono chiamate in causa dal magnifico duo solo per ricattarsi a vicenda, se serve, e spuntare qualcosa, come è successo per il voto per la legge elettorale". A questo punto, dice Grillo, meglio stare ad aspettare e poi dare o meno l’imprimatur.
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