Per una parte del processo Mediaset, dove il Cavaliere è stato condannato a 4 anni di reclusione e 5 d’interdizione dai pubblici uffici, scatterebbe la prescrizione il 1° Agosto 2014. Dunque che fare? La Cassazione ha fissato l’ultima udienza il 30 luglio, con un balzo che risica a 20 giorni le possibilità per la difesa di presentare ricorso. E’ davvero speciale, l’imputato di Arcore. Addirittura ci si è preoccupati d’investire d’autorità la sezione estiva del Tribunale, per non urtare il senso di giustizialismo che serpeggia sempre più tra gli ormeggi di una vita politica devastata da ogni tipo di ingerenza.
La condanna era stata scritta nel ’94, col primo avviso di garanzia, indipendentemente dai reati o dalla solidità probatoria delle accuse. Dopo vent’anni, è giunto il momento d’emanare un verdetto, una sentenza definitiva. La fine della Seconda Repubblica pare una fotocopia della prima, dove un caro amico di Silvio fu costretto a lasciare la propria Patria per evadere le ganasce della galera. Parliamo di Bettino Craxi, naturalmente. Le sorti degli uomini che hanno (a torto o a ragione) cambiato il volto di questo Paese, non hanno mai fatto una buona fine. Come ricorda lo stesso Berlusconi: “Vogliono Piazzale Loreto”.
Il senso dall’accerchiamento, dell’accanimento, della tortura mediatico-giudiziaria, nazionale ed estera, non è mai stato estraneo all’ex premier. Eppure il redde rationem, dopo una folcloristica vita letta sui giornali, pare stia giungendo al termine. La pacificazione, esperita in ogni modo, non ha funzionato. Il tessuto istituzionale non è ignifugo, è venuta meno la reciproca collaborazione tra Organi dello Stato. Lo strappo è inevitabile per dare adito ai dieci milioni di elettori che hanno diritto alla loro rappresentanza parlamentare, al loro leader e a non vedere ammanettata la loro storia. Nemmeno coi bracciali ai polsi fermeranno le nostre idee.
Twitter @andrewlorusso
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