Angelino Alfano e i ministri del Pdl non partecipano all’ufficio di presidenza del partito. Hanno infatti lasciato Palazzo Grazioli dopo un incontro con il leader del partito Silvio Berlusconi. Secondo quanto si apprende, il Cavaliere avrebbe confermato ad Alfano la sua intenzione di andare avanti con il passaggio dal Pdl a Forza Italia, con una transizione che comporterebbe l’azzeramento delle cariche attuali del Popolo della Liberta’. Alfano e i ministri hanno quindi deciso di non prendere parte alla riunione dell’ufficio di presidenza, che ha il compito di fare proposte che passeranno poi al vaglio del Consiglio Nazionale del partito. "Sono convinto che il tempo che ci separa dal Consiglio nazionale consentirà al presidente Berlusconi di lavorare per ottenere l’unità", sottolinea Alfano nella sua dichiarazione di pochi minuti fa.
Critico nei confronti della scelta di Alfano è Francesco Giro, senatore PdL: “Non partecipare ad una riunione convocata da Silvio Berlusconi significa lavorare contro l’unità e cercare di trasformare il Consiglio nazionale in una rissa a cielo aperto, ma questo non accadrà, perchè il carisma di Berlusconi è unificante per definizione".
Renato Schifani, presidente dei senatori azzurri, “nel ribadire la mia piena condivisione del passaggio dal Pdl a Forza Italia, piú volte ed in piú sedi manifestata pubblicamente, ritengo opportuno” – fa sapere in una nota – “non prendere parte ai lavori pomeridiani dell’Ufficio di Presidenza, avendo appreso che alcuni componenti di questo organismo non parteciperanno, denotando in questo modo l’esistenza di opinioni politiche diverse all’interno del PdL. Adesso – assicura Schifani – lavorerò affinchè nel prossimo Consiglio Nazionale si giunga a scelte ampiamente condivise, continuando nel mio impegno quotidiano per garantire l’unità del Partito, che ci ha sempre consentito, grazie al nostro indiscusso leader Silvio Berlusconi, il raggiungimento di prestigiosi traguardi nell’interesse del Paese".
Maurizio Gasparri, vicepresidente PdL del Senato, reputa “sciagurate” tutte le “ipotesi di rottura, contro le quali mi sono adoperato, convinto che si possa e si debba coniugare la guida di Berlusconi, da sostenere con ogni forza di fronte alle ingiustizie patite, la collocazione nel centrodestra, la creazione di una coalizione alternativa alla sinistra più ampia e più aperta al rinnovamento che sia possibile. Il resto è impegno autodistruttivo da fermare con decisione”.
Dunque, una giornata di fuoco per il PdL, con un ufficio di presidenza a metà. “Lealisti” e “alfaniani” non riescono a mettersi d’accordo. Al momento, non esiste via di uscita alla crisi del Popolo della Libertà. Alfano, dopo aver deciso di disertare l’incontro, ha riunito i ministri azzurri a palazzo Chigi per fare il punto della situazione. Berlusconi resta contrario alla scissione, che – a suo dire – favorirebbe solo il Pd e tutto il centrosinistra. Inoltre, il Cavaliere a chi lo ha incontrato in queste ore avrebbe detto che, almeno per ora, non avrebbe intenzione di staccare la spina al governo Letta. Berlusconi avrebbe anche ribadito con forza il disegno politico di Forza Italia.
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