"Io resisto! non mollo. State tranquilli che non mi faccio da parte, resto io il capo del centrodestra. Farò sino all’ultimo l’interesse del Paese e degli italiani". Silvio Berlusconi sceglie Facebook per smentire l’ipotesi di una successione ai vertici del centrodestra, e ai suoi sostenitori si rivolge così: "Andate avanti con coraggio. Non vi farò fare assolutamente brutte figure. Prepariamoci al meglio". L’ex premier, quindi, serra le fila in vista di un passaggio elettorale che potrebbe essere anche prossimo, visto che il governo e la maggioranza dovranno passare attraverso le forche caudine della vicenda Berlusconi. Con il Pdl che, quando ormai è partito il conto alla rovescia per la riunione della Giunta del Senato che dovrà decidere sulla decadenza da senatore, ribadisce la propria posizione: niente "agibilità politica" per Berlusconi, niente governo. "Illustri costituzionalisti oggi su diversi quotidiani pongono una serie di quesiti circa la presunta incostituzionalità della Legge Severino (sull’incandidabilità o la decadenza da parlamentare, sottoposta al voto della rispettiva Camera di appartenenza, per i condannati a più di due anni reclusione, ndr). Noi non chiediamo alcun baratto, ma un approfondimento relativo all’interpretazione di una legge che, peraltro, si applicherebbe per la prima volta ad un leader storico di un partito importantissimo. Perciò porremo questi temi all’attenzione della Giunta delle elezioni del Senato, affinché venga investita direttamente la Corte Costituzionale sull’interpretazione esatta della legge e dei suoi ambiti di applicazione".
Se su questo percorso – avverte l’ex presidente del Senato – si registrerà il no politico pregiudiziale del Pd sarà impossibile proseguire con questa maggioranza". Schifani, però, spiega anche che "le dimissioni di tutti i parlamentari del Pdl non sono all’ordine del giorno. Ci batteremo in Giunta perché le nostre argomentazioni senza ostruzionismo vengano recepite". L’ex presidente dei deputati pidiellini Fabrizio Cicchitto, invece, sottolinea che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano "deve ulteriormente misurarsi con la estrema gravità della situazione", in quanto "è aperta una partita tra le più drammatiche e delicate della vita politica italiana. Che mette in gioco sia il governo del Paese, sia il destino politico e la libertà personale del leader dello schieramento di centrodestra. In una situazione del genere nessun atto di irresponsabilità e nessuna forzatura sono accettabili". E Cicchitto (come Schifani) fa riferimento alle parole del presidente emerito della Corte costituzionale, Piero Alberto Capotosti, il quale in un’intervista al Corriere della Sera afferma che la legge Severino è "una norma nuova, priva di giurisprudenza consolidata, vale la pena ragionarci" e perciò le ipotesi che non possa essere retroattiva o che debba scattare l’indulto, secondo il giurista, non sono "un’eresia".
Intanto, dopo che ieri dal meeting di Comunione e Liberazione il presidente del Consiglio Enrico Letta aveva avvertito che "gli italiani puniranno tutti quelli che anteporranno i loro interessi a quello comune che è quello dell’uscita dalla crisi", oggi il ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato è lapidario: "Le sentenze si rispettano, comprendiamo le difficoltà del Pdl ma ci sono atti dovuti a cui il Parlamento non si può sottrarre". Il Pd, dal canto suo, ribadisce il proprio no a un "baratto" tra legalità e stabilità (come fa il presidente dei deputati democratici Roberto Speranza in un’intervista a Repubblica) e invita alla calma il centrodestra: "I colleghi del Pdl – afferma il responsabile Economia Matteo Colaninno – plachino polemiche ed esasperazioni. Se hanno in mente di riproporre la medesima sceneggiatura finale del governo Monti, scopriranno che la maggioranza degli italiani, come ha sottolineato ieri Letta, non solo non accetterà derive irresponsabili ma questa volta, staccherà loro la spina, punendo politicamente questi comportamenti poco seri. Il recente messaggio del presidente Napolitano continui a essere il più forte ancoraggio per la politica responsabile – conclude Colaninno – che mette al centro il bene comune".
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