La corsa di Matteo Renzi alla guida del Pd, e in prospettiva del paese, comincia domani all’assemblea dem, rinnovata per l’occasione in stile Leopolda con un’area per i bambini e un rigoroso timing di 5 minuti ad intervento. All’insegna del motto "non c’e’ un minuto da perdere", il rottamatore imporra’, chiedendo un voto ai mille delegati, la sua road map. E, davanti a Enrico Letta, annuncera’ la sua prima rivoluzione: la rinuncia del Pd alla prossima tranche dei rimborsi elettorali, una risposta alla sfida di Grillo e una prova che, se il governo ”fa sul serio”, come dice il premier, anche il nuovo Pd non scherza affatto e non subisce la competizione.
Dopo essere stato vissuto a lungo con insofferenza dentro il Pd, Renzi si prende domani ufficialmente il partito: l’assemblea dei mille lo incoronera’ segretario cosi’ come eleggera’ Gianni Cuperlo presidente, seguendo l’indicazione del neoleader che vuole la pax interna dopo aver rottamato la vecchia guardia. D’altra parte la forza dei numeri che le primarie consegnano al sindaco di Firenze fa capire come Renzi imporra’ la sua agenda dentro il partito e verso il governo: dei mille delegati in assemblea, 700 sono suoi cosi’ come e’ "impietosa", ammette un bersaniano, la maggioranza del segretario dentro la direzione che dovra’ essere eletta anche domani. E questa forza Renzi ha intenzione di usarla tutta perche’, ripete da giorni, "e’ l’ultima occasione" per cambiare il Pd, il Paese e anche la politica. Per dimostrare che bisogna fare in fretta – il primo banco di prova del Pd renziano sono le europee di maggio – il neoleader mettera’ in fila le sue urgenze e la sua dead line: approvazione entro il 24 maggio di una legge elettorale maggioritaria e a doppio turno, in primis. Una priorita’ che Renzi e’ disposto a discutere dentro i confini della maggioranza ma, se qualcuno ostacolera’ la riforma, chiarisce la neoresponsabile Riforme Maria Elena Boschi, il Pd guardera’ a Grillo e Silvio Berlusconi (che oggi ha virato sul Mattarellum) e alla fine "chi ci sta votera’ con noi" . Parole che sanno di minaccia ad Angelino Alfano, che a sua volta, oggi, sfida il sindaco sulla riforma del lavoro perche’ ”siamo curiosi di sapere se dira’ in inglese le tesi della Cgil o le tesi riformatrici".
Il meno preoccupato di questa corsa al rilancio dentro la maggioranza di governo appare, per ora, il premier Letta, convinto che un Pd forte rafforza l’azione dell’esecutivo e che anche una gara, se virtuosa, tra i diversi protagonisti puo’ far bene all’Italia che cerca di uscire dalla crisi. Ma, garantendo una mano a Letta perche’ faccia le cose, il capo del Pd non ha intenzione di svolgere il ruolo di gregario o portatore d’acqua al governo. Per questo, due giorni dopo l’abolizione per decreto del finanziamento pubblico in consiglio dei ministri, Renzi rilancia con la "sorpresina" annunciata a Grillo.
La rinuncia ad una tranche dei rimborsi elettorali fa tremare il Pd – la rata di luglio valeva 18 milioni – ma da’ la credibilita’ al neosegretario per chiedere al comico genovese un impegno sulla legge elettorale, sul superamento del bicameralismo perfetto e sulla riduzione del numero dei parlamentari. "I tuoi deputati scendano dai tetti e vengano in Aula", provoca il sindaco che anche sulla trasparenza dei bilanci dei partiti fara’ un passo avanti, annunciando che ogni spesa, sia del partito nazionale sia dei gruppi consiliari, saranno messi on line. Impegni che il rottamatore e’ determinato a onorare con l’aiuto anche della minoranza del partito. Anche se Gianni Cuperlo, accettando la presidenza del Pd, gli ha chiarito che resta il capo della sinistra del partito, uscita sconfitta al congresso. E domani mattina, prima dell’assemblea, riunira’ i suoi. Area che, d’altra parte, non ha intenzione solo di stare a guardare la new wave renziana, come dimostra Dario Ginefra, primo firmatario del disegno di legge per imporre il limite dei 3 mandati in Parlamento, proposta sostenuta da numerosi renziani e che il sindaco per coerenza con la rottamazione potrebbe ora fare sua.
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