Un grido contro l’eutanasia e contro coloro che usano "certe espressioni che insistono sulla ‘qualita’ della vita’ per indurre a credere che le vite gravemente affette da malattia non sarebbero degne di essere vissute". Papa Francesco torna a sottolineare il valore della vita. Sempre, anche quando e’ afflitta da dolori e sofferenze. E Francesco elogia chi ha la forza di assistere un malato, non "per qualche giorno" ma "per mesi, o per anni, anche quando" la persona assistita "non e’ piu’ in grado di ringraziare". Perche’, dice il Papa, "il tempo passato accanto al malato e’ un tempo santo, e’ lode a Dio".
In attesa del ‘Te Deum’ di domani, Papa Francesco, in quello che di fatto e’ uno degli ultimi discorsi di questo 2014, torna a chiedere alle persone di "uscire", di superare una "fede tiepida" che non spinge a farsi carico degli altri. "Il nostro mondo dimentica a volte il valore speciale del tempo speso accanto al letto del malato, perche’ si e’ assillati dalla fretta, dalla frenesia del fare, del produrre, e si dimentica la dimensione della gratuita’, del prendersi cura, del farsi carico dell’altro".
Il Papa afferma tutto questo nel Messaggio per la Giornata Mondiale del Malato, che si celebrera’ l’11 febbraio del 2015. E Francesco, rilevando che "dietro questo atteggiamento c’e’ spesso una fede tiepida", esorta: "Vorrei ricordare ancora una volta l’assoluta priorita’ dell’uscita da se’ verso il fratello come uno dei due comandamenti principali che fondano ogni norma morale". Per il Papa "anche quando la malattia, la solitudine e l’inabilita’ hanno il sopravvento sulla nostra vita di donazione, l’esperienza del dolore puo’ diventare luogo privilegiato della trasmissione della grazia". E allora "le persone immerse nel mistero della sofferenza e del dolore, accolto nella fede, possono diventare testimoni viventi di una fede che permette di abitare la stessa sofferenza, benche’ l’uomo con la propria intelligenza non sia capace – ammette Francesco – di comprenderla fino in fondo".
Prendendo spunto dal Libro di Giobbe, nel passo in cui gli amici rimasero vicini allo sventurato, ma in cuor loro giudicandolo, Papa Francesco ha avvertito: "La vera carita’ e’ condivisione che non giudica, che non pretende di convertire l’altro". La vera carita’ – ha concluso il Papa – "e’ libera da quella falsa umilta’ che sotto sotto cerca approvazione e si compiace del bene fatto".
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