Aveva appena dedicato la sua catechesi alla "Chiesa madre", che "difende i suoi figli" dal male, infondendo "coraggio e speranza nei momenti di oscurita’ e lungo i sentieri piu’ tortuosi". E aveva anche rimarcato che questa Chiesa "non sono solo i preti, o noi vescovi, ma siamo tutti noi battezzati". E’ partendo da qui che papa Francesco oggi ha espresso la sua "vicinanza" ai cristiani perseguitati, in particolare ora in Iraq: "siete nel cuore della Chiesa; la Chiesa soffre con voi ed e’ fiera di voi", ha detto.
Nei giorni in cui non si attenua l’orrore diffuso dai miliziani jihadisti dello Stato islamico, delle decapitazioni di giornalisti rapiti, delle nuove uccisioni di cristiani che non vogliono convertirsi all’Islam, il Papa ha fatto ancora sentire la sua voce a sostegno dei fedeli sradicati dalle loro terre, in fuga dalle violenze degli estremisti. Lo ha fatto, al termine dell’udienza generale in Piazza San Pietro, rivolgendo il suo "cordiale benvenuto" ai pellegrini di lingua araba, "in particolare – ha sottolineato – quelli provenienti dall’Iraq".
"La Chiesa e’ madre – ha esordito – e come tutte le madri sa accompagnare il figlio bisognoso, sollevare il figlio caduto, curare il malato, cercare il perduto e scuotere quello addormentato e anche difendere i figli indifesi e perseguitati". "Oggi vorrei assicurare, specialmente a questi ultimi, la vicinanza", ha proseguito. "Siete nel cuore della Chiesa, al Chiesa soffre con voi ed e’ fiera di voi – ha poi aggiunto con voce accurata, applaudito dai fedeli -; siete la sua forza e la testimonianza concreta e autentica del suo messaggio di salvezza, di perdono e di amore. Il Signore vi benedica e vi protegga!".
Anche nei saluti a fedeli di altre lingue, il Papa – che tra 10 giorni si rechera’ al Sacrario militare di Redipuglia per pronunciare un nuovo alto appello contro tutte le guerre – ha avuto parole che risuonano con un significato particolare in questi tempi contrassegnati dai molti fronti di conflitto, dalla Siria a Gaza, dall’Iraq all’Ucraina, fino alla Libia. "Affidiamo alla misericordia di Dio tutti coloro che hanno dato la vita per l’amore della patria e dei fratelli, e invochiamo il dono della pace per tutte le nazioni dell’Europa e del mondo", ha detto ai pellegrini polacchi ricordando che in questi giorni in diverse citta’ della Polonia si ricorda il 75/mo anniversario dell’inizio "della tragedia della seconda guerra mondiale".
Alle parole del Papa hanno fatto eco, oggi, quelle del suo segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, a margine di un convegno della Coldiretti. La situazione dei cristiani in Iraq "sta veramente a cuore al Papa ed alla Santa Sede, e’ una situazione umanitaria drammatica", ha affermato. Secondo Parolin, occorre "l’impegno" affinche’ i cristiani siano ora assistiti "in questa grave difficolta’", e affinche’ "possano tornare con sicurezza ai loro villaggi e nelle loro case". Parlando di tutte le situazioni di crisi nell’aera del Medio Oriente, il segretario di Stato ha sottolineato che a queste "si mette fine con la volonta’ politica di tutte le parti coinvolte e con l’aiuto della comunita’ internazionale. Questa e’ la sola via per far si’ che questi conflitti non vengano dimenticati, come nel caso della Siria".
Per il card. Parolin le uniche possibili "sono soluzioni politiche e non militari violente". Serve "la volonta’ politica di tutte le parti coinvolte", ma fondamentale e’ in ogni caso "l’aiuto della comunita’ internazionale". E anche nella vicenda dell’Ucraina "c’e’ una presenza della diplomazia vaticana", ha detto. L’obiettivo e’ quello di "aiutare una composizione pacifica di questa situazione che preoccupa tutti". Parolin ha quindi fatto cenno alle tensioni tra Israele e Palestina, ricordando il momento di preghiera voluto in Vaticano da Papa Francesco. Anche la preghiera "aiutera’ a porre fine ad una situazione che non si risolvera’ immediatamente ma per la quale si comincia ad andare nella direzione giusta". A tale proposito, domani mattina papa Francesco ricevera’ in Vaticano l’ex presidente israeliano Shimon Peres, uno dei protagonisti di quella preghiera insieme al presidente palestinese Abu Mazen.
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