La mia è una "strana maggioranza, non stranissima…". Viste dall’Asia le fibrillazioni della maggioranza assumono una dimensione meno drammatica. Almeno agli occhi di Mario Monti che ridimensiona non poco gli attriti con le forze politiche. Persino sulla legge di stabilità, letteralmente stravolta in Parlamento, l’atteggiamento del presidente del Consiglio è di disinvolta serenità: il provvedimento è nelle "buone mani" del ministro dell’Economia Vittorio Grilli che lo ha modificato insieme alle forze politiche con il "pieno consenso" del premier. Del resto – aggiunge un po’ a sorpresa al termine di due giornate di lavoro al vertice Asia-Europa in Laos – si tratta di un provvedimento meno "fondamentale" rispetto agli anni passati, dato che il disavanzo è già in sicurezza. Per questo non c’è ragione di convocare i partiti per cercare di arginare le loro richieste.
Una tranquillità che traspare anche sulle cose che restano da fare al governo. A cominciare dal negoziato delle parti sociali sulla produttività arrivato al "redde rationem". Perchè per Monti le fibrillazioni fra le forze politiche sono una cosa normale: anzi sarebbe bizzarro se non ci fossero. Concetto che il premier sintetizza in una battuta dal sapore british: "Io l’ho definita strana maggioranza, non stranissima": sarebbe stranissima se "non dimostrasse sensibilita’ vive ed acute" in vista delle elezioni. Meglio dunque "non chiedere troppo" ai partiti impegnati a racimolare voti da un elettorato sempre piú scontento. Ragione per cui, aggiunge, "non vedo alcun motivo di sconforto". Anche in considerazione dei provvedimenti recentemente adottati: dal ddl anti-corruzione, che definisce "molto soddisfacente", all’intesa Grilli-partiti sulla legge di stabilità.
Un Monti piuttosto serafico, forse aiutato dall’esperienza maturata in questi mesi. Nell’anticipazione del libro di Bruno Vespa il professore confida: all’inizio ‘qualche momento di scoraggiamento’ c’e’ stato. Ma era dovuto principalmente al fatto di non essere abituato ‘al linguaggio e agli attacchi’ tipici della politica. Tempo qualche mese ed e’ arrivato un atteggiamento di ‘distacco, anzi di atarassia’. Lasciare anticipatamente palazzo Chigi? Una ‘comodita’ che non potevo permettermi’, spiega Monti a Vespa. Ed e’ stato un bene visto che ‘ho sottoposto il Paese a dosi di riforme mai viste in passato’ trovando un ‘appoggio responsabile nei partiti’.
Monti conferma di non amare il termine ‘governo tecnico’, ricordando di aver per tale motivo parlato appositamente di "governo di impegno nazionale" nel discorso di presentazione alle Camere. Un modo per sottolineare la "coesistenza di forze politiche differenti, ma disposte a un impegno congiunto" pur se per "limitato" nel tempo.
Il resto della conferenza stampa Monti lo dedica ai temi economici. I leader asiatici ed europei, nelle conclusioni del vertice, rimarcano la "sostanziale incertezza" che circonda la ripresa mondiale, sottolineando tuttavia di confidare sul fatto che l’Europa è sulla strada giusta per uscire dalla crisi del debito sovrano. Tesi condivisa da Monti, che ricorda le recenti decisioni del Consiglio europeo e della Bce. La strada, conferma peró il premier, è ancora lunga e l’economia resta "vulnerabile". Anche se forse non tanto quanto i cinque anni pronosticati da Angela Merkel. Che il professore, pur con tatto diplomatico, bacchetta con malcelata ironia, sostenendo di "non avere gli strumenti" in dotazione di Berlino per fare previsioni cosí precise. Per quanto concerne l’Italia, l’impressione ricavata al summit è di una grande attenzione da parte dei leader asiatici per l’economia italiana.
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