L’abbiamo visto sorridere poche volte il premier Monti, figura classicamente istituzionale che di più non si puo’, professore di stampo antico e studioso di biblioteca ambrosiana. E ci siamo piacevolmente sorpresi della sua battuta di spirito sulla Merkel a proposito della mancata presenza tedesca a Kiev per la finale del campionato europeo; ci siamo compiaciuti della sua partecipazione, composta ed equilibrata come nel suo stile, ma comunque rappresentativa dei desideri di un’intera nazione; e, dopo la bruciante sconfitta, abbiamo condiviso le sue parole consolatorie e al tempo stesso stimolanti, come di chi coltiva la forza del carattere, in rebus secundis et in rebus adversis.
Oggi, leggiamo su alcuni giornali, di una sua gaffe "macroscopica" che avrebbe provocato nel sofisticato popolo del web irrisione generale e perfino disprezzo: il premier, insomma, non ha cantato l’inno di Mameli, questa la sua colpa imperdonabile. E ci chiediamo, noi che non l’abbiamo digerito da subito, per quella fronda napolitana fatta passare per necessaria e salvifica, ci chiediamo allora se le critiche verso quest’uomo siano diventate ormai pretestuose e irrazionali proprio perche’ legate al ruolo scomodo e inflessibile che si trova costretto a recitare.
Un’Italia sopra le righe, convinta di valere più di quanto valga, incapace di ammettere i propri limiti, pronta a eludere e scaricare sul primo che passa la responsabilita’ delle sconfitte, ci sembra veramente corrispondere all’italietta delle cartoline tedesche, spaghetti, pizza, mandolino. Non vogliamo essere secondi a nessuno? Diamoci da fare, la competitivita’ si costruisce con i fatti, con l’impegno quotidiano, non con le parole in libertà.
Magari fossimo secondi in Europa nell’economia, nell’operosità, nel senso del dovere e nello spirito di sacrificio. Il primato nel calcio sia conseguenziale ad altri primati, ben più difficili, ai quali forse gran parte del popolo italiano risulta ancora refrattario.
Non l’ abbiamo digerito all’inizio, questo premier: ma nel tempo, e nello svolgersi degli eventi nazionali e internazionali, siamo arrivati ad apprezzare le sue capacità di intermediazione e perfino il suo pressante richiamo al rigore, perchè per risollevare questo Paese e’ indispensabile che le cicale vadano in letargo per un po’ e che siano richiamate in massa le formiche, a risparmiare e conservare risorse per l’inverno, magari ringraziandole, invece di storcere il naso. Solo così potremo tornare a vivere altre estati cantando tutti insieme, cicale e formiche, tra pizza e mandolini.
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