Matteo Renzi sa di giocarsi tutto nei prossimi 100 giorni. Per questo ha scelto il palchetto allestito al Quirinale per la sua prima dichiarazione da premier incaricato per dettare i tempi di quella che spera sia la ‘honeymoon’ del suo Governo con il Paese. Una riforma al mese, ha promesso: a febbraio l’avvio di legge elettorale e riforme costituzionali, a marzo il lavoro, ad aprile la pubblica amministrazione ed a maggio il fisco. Poi il primo banco di prova, con le elezioni europee e la verifica nelle urne del consenso che Renzi spera di aver nel frattempo maturato.
Raccontano che in questi primi tre mesi di governo – sempre che la riserva venga felicemente sciolta – Renzi abbia in mente di attraversare in lungo e in largo il paese, spiegare nelle citta’ il suo programma choc, mettendo la sua faccia su riforme annunciate e scadenze connesse. E si starebbe lavorando ad una grande convention sul tema del lavoro per marzo, a Brescia. Ma se Febbraio sara’ il mese dell’incardinamento della legge elettorale e delle riforme di Senato e Titolo V, il Renzi One conta in uno scatto ai blocchi di partenza con Jobs act e taglio ai costi del lavoro.
Il mese di marzo vedra’ il governo impegnato sul fronte del lavoro: misure di defiscalizzazione (per favorire l’ingresso dei giovani nelle imprese); regole nuove, con l’introduzione di un nuovo tipo di contratto a ‘garanzie crescenti’, per il quale non varrebbero quelle dell’art.18. Alla riduzione delle varie forme contrattuali farebbe da corollario l’assegno universale, con l’obbligo di seguire un corso di formazione professionale per chi perde il posto del lavoro. "Bisogna avere il coraggio di eliminare tutte le superfetazioni della contrattazione, sia dalla parte degli imprenditori che da parte dei lavoratori", spiega il renziano Matteo Richetti.
Prima di Pasqua Renzi avra’ gia’ fatto buona parte della sua ‘guerra’ alla burocrazia, combattendo in trincea contro inefficienze e doppi incarichi. Ma sara’ maggio, il mese delle elezioni europee, quello in cui Renzi promette fuochi d’artificio ed effetti speciali con la riduzione del cuneo fiscale (taglio dei costi del lavoro per circa 5 miliardi, sia dalla parte delle imprese, con la riduzione dell’Irap di 10 punti, sia dalla parte dei lavoratori, con il taglio dell’Irpef per i redditi medio bassi con la riduzione di un punto per le prime due aliquote, del 23 e del 27%). Allo studio, in alternativa, un aumento della no-tax area.
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