"Al di là delle speculazioni demagogiche sulla vicenda dei marò, oggi più che mai serve un impegno concreto per superare gli aspetti più critici della situazione e riportare a casa La Torre e Girone": lo dichiara in una nota Aldo Di Biagio, vicecapogruppo di Per L’Italia al Senato e capogruppo in Commissione Difesa.
"La questione – prosegue il senatore eletto nella ripartizione estera Europa – richiede oggi una rinnovata riflessione politica. Per questo come referente dello Stato italiano, che ha legittimato la missione dei due maro’ in India, ho chiesto, in una nota all”Ambasciatore Indiano in Italia, di poter prendere il posto di Massimiliano La Torre, attualmente compromesso da una difficile condizione di salute. Lo Stato italiano – conclude Di Biagio – é Massimiliano La Torre e Salvatore Girone, ed io, senatore Aldo Di Biagio, sono Massimiliano La Torre e Salvatore Girone".
LA LETTERA INVIATA DA DI BIAGIO ALL’AMBASCIATORE INDIANO IN ITALIA
Alla c.a. di S.E. l’Ambasciatore Shri Basant K. Gupta
Ambasciata dell’India a Roma
Sede
Roma, 04 settembre 2014
Illustre Ambasciatore,
sono trascorsi 31 mesi da quando è andata delineandosi una delle impasse diplomatico-giuridiche più complesse della storia recente, coinvolgendo in maniera vistosa due paesi, l’Italia e l’India, da sempre amici e vicini.
Ho sempre nutrito un profondo rispetto verso il Paese che Lei rappresenta in Italia, ed è proprio in ragione di siffatta attenzione e di volontà indifferibile di superamento degli aspetti più critici della succitata situazione, che ho inteso veicolare alla Sua attenzione queste poche considerazioni, che mi auguro Lei possa avere premura di evidenziare ai referenti istituzionali del Suo paese.
In quanto senatore della Repubblica Italiana, mi rivolgo a Lei, non come cittadino, ma come emanazione della Stato italiano, e dunque espressione di quella sovrastruttura istituzionale, giuridica e amministrativa che ha legittimamente previsto, sotto il profilo operativo, che due fucilieri della marina nazionale fossero autorizzati a presenziare su un’imbarcazione privata al di fuori delle acque territoriali in ragione di imprescindibili esigenze di salvaguardia e sicurezza, nonchè di accordi internazionali.
In quanto espressione dello Stato italiano mi configuro, io stesso quale rappresentante del Parlamento, come soggetto legittimante e, dunque, come diretto "responsabile" della presenza di militari italiani sul luogo dei tragici eventi del febbraio 2012, sebbene sui medesimi tardi ad arrivare una pronuncia certa, trasparente e necessaria da parte della magistratura indiana.
In questo rallentamento dannoso e complesso per i nostri paesi, si insinuano molteplici criticità non solo capaci di andare ad amplificare una situazione già complessa sotto il profilo dei rapporti bilaterali, ma anche e soprattutto capace di compromettere la vita stessa di 2 cittadini ingiustamente detenuti in un paese estero, in attesa di un giudizio costantemente differito, malgrado i molteplici sforzi di dialogo, apertura e confronto promossi dall’Italia.
Il malore di Massimiliano La Torre nei giorni scorsi rappresenta la metafora di questo rischio, che avremmo dovuto esorcizzare attraverso il dialogo superando la personalizzazione delle responsabilità e riportando il confronto tra i veri protagonisti della vicenda: l’ Italia e l’ India.
Per questo propongo, in qualità di referente dello Stato italiano "legittimante la missione dei due maro’ detenuti in India", di prendere io stesso il posto di Massimiliano La Torre, attualmente compromesso da una difficile condizione di salute, attuando in questo modo un primo passo verso la depersonalizzazione delle accuse e delle responsabilità che non possono che essere collocate a livello nazionale, poiché dietro i fatti del 2012 esiste uno Stato, l’Italia, che deve essere l’unico interlocutore dell’India, e non due cittadini da esso incaricati a svolgere il proprio legittimo ruolo.
In questa equazione, lo Stato italiano é Massimiliano La Torre e Salvatore Girone, ed io sono Massimiliano La Torre e Salvatore Girone.
Certo dell’attenzione che il Suo paese vorrà riservare alla presente, mi consideri a Sua completa disposizione per qualsiasi riflessione. Cordialmente,
Sen. Aldo Di Biagio
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