Sette giorni, non di più, per decidere delle sorti di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due marò detenuti in India dal febbraio 2012 per il (presunto) omicidio di due pescatori indiani nelle acque del Kerala. La Corte Suprema ha imposto come termine ultimo per formulare il capo d’accusa ai due fucilieri per il 10 febbraio: una buona notizia, vista l’impasse della situazione, che aveva convinto il governo italiano ad alzare i toni ("Non c’è più tempo per ulteriori rinvii, la controparte indiana dovrà mettere le carte sul tavolo e dire quali sono i capi d’ accusa" ha tuonato il premier Enrico Letta da Dubai, imitato dall’inviato speciale Staffan De Mistura che ha preso parte all’udienza odierna). Ma la notizia ancora migliore sarebbe quella secondo cui il governo indiano avrebbe deciso di non avvalersi del Sua Act, la legge speciale sulla pirateria in vigore in India, che prevede come sentenza massima addirittura la pena capitale: solo una indiscrezione, per ora, commentata con molta cautela dalle autorità.
Di sicuro c’è che "il governo proseguirà il suo impegno caparbio in tutte le sedi europee e internazionali per una soluzione più favorevole e più rapida del caso" spiega il ministro Emma Bonino commentando le notizie provenienti da New Delhi. "La determinazione con cui abbiamo operato per mesi sembra incominciare a produrre un’attenzione adeguata alle nostre ragioni da parte della massima Corte giudiziaria indiana. Continuo a ritenere che lo sforzo coordinato e unitario – al quale il presidente della Repubblica, il Parlamento, le commissioni parlamentari competenti stanno offrendo un contributo autorevole e prezioso – di tutti i membri di governo e delle amministrazioni interessati con l’inviato speciale de Mistura sia la via maestra per arrivare presto a una decisione che consenta di porre fine alla restrizione della libertà dei nostri due militari".
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