Dopo aver rottamato i leader del Pd, Matteo Renzi punta a mandare in pensione anche i big avversari. Per questo non solo non teme il ritorno all’ovile di Pier Ferdinando Casini ma e’ convinto che "un altro film e’ cominciato" e, in un’era post-ideologica, bisogna andare a prendere "i voti degli altri e non i leader" con "accordicchi" da prima, e anche seconda, Repubblica. E nella caccia ai voti di tutti, compresi quelli di M5S, Renzi tira dritto sulla sua tabella di marcia, legge elettorale in primis, lasciando sullo sfondo sia il rapporto tra Pd e governo sia quello tra Pd e possibili alleati.
Il nodo delle alleanza torna ad agitare il centrosinistra. La minoranza dem, anche per cercare una chiave per modificare la riforma elettorale, vede con la "svolta" di Casini e il rinato centrodestra pericoli per un centrosinistra che ancora non c’e’. Anche Nichi Vendola, in rotta con Renzi per il patto con il Cav che riduce i piccoli partiti a comparse, minaccia: "E’ un’alleanza tutta da costruire, nulla e’ scontato. Al momento il conflitto e’ molto aspro, se il gioco e’ che noi siamo i portatori d’acqua noi potremmo fare altri pensieri". L’implosione del Centro, in realta’, porta un punto al Pd con Scelta Civica che, sostiene il capogruppo Stefania Giannini, vede nel sindaco di Firenze "un interlocutore privilegiato". Ma Renzi non sembra affatto interessato, al momento, al gioco delle "coalizioni e dei posizionamenti": Anche se uno dei suoi fedelissimi, come Dario Nardella, si spinge a ipotizzare con Sel "un ragionamento insieme per un grande partito democratico plurale".
Renzi punta dritto agli elettori di tutti i partiti. E la strategia per dimostrare la sua diversita’ e’ di ballare da solo. Tenendosi alla larga da responsabilita’, come quelle del governo, non sue. La riforma elettorale e’ in cantiere, e il sindaco vuole il via libera della Camera tassativamente entro fine mese. E in attesa dell’ok, il segretario Pd mette sul piatto non il programma di governo ma gli altri due punti dell’intesa con il Cav: titolo V e Senato. Saranno questi i temi della direzione di giovedi’ prossimo, alla quale ha annunciato la sua presenza anche il premier Enrico Letta. "Non so – spiega un fedelissimo del premier – se Letta, dagli Emirati, sia stato informato del cambio di programma ma ormai mi sembra evidente che, davanti ad un Pd che rinvia il contratto di governo, il presidente del consiglio non puo’ che portare avanti le sue politiche con scelte impegnative come quelle dell’ultimo consiglio dei ministri".
Quello che sembra certo, pero’, e’ che Renzi non condivide affatto l’ottimismo del premier sull’uscita dalla crisi e sui positivi effetti della stabilita’ di governo. "In un anno il valore degli investimenti stranieri – sostiene mentre Letta e’ impegnato a chiamare investitori in Italia – e’ dimezzato. Un Paese che non attrae e’ un Paese spacciato. Dobbiamo recuperare appeal". Appeal che per il segretario dem deve passare per uno scatto dell’esecutivo di cui, pero’, chiede Renzi, solo Letta deve assumersi gli oneri delle scelte.
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