Mario Monti, per la prima volta a “Porta a Porta”, ha provato a spiegare la manovra agli italiani. Nel salotto di Bruno Vespa, il presidente del Consiglio – protagonista assoluto nello studio – si è mostrato a suo agio, ma non troppo.
“Con questa operazione, di rigore, equità e crescita, ho chiesto molti sacrifici. L’alternativa era che gli stipendi e le pensioni non fossero più pagate. La Grecia è la rappresentazione di cosa sarebbe potuto accadere in Italia. Siamo più forti, ma siamo un Paese che ha vissuto bene consumando la ricchezza prodotta dalle generazioni precedenti, senza crearne di nuova”.
“La norma che mi ha fatto più soffrire? Nessuna e tutte. Ma devo essere più sincero: quando ho visto che occorreva bisognava chiamare a contribuire anche i pensionati, anche quelli con livelli molto bassi di pensione, ci siamo sentiti molto in difficoltà. E allora abbiamo pensato di chiamare a contribuire anche chi qualche hanno fa aveva usufruito dello scudo fiscale”.
Lo sciopero dei sindacati? "In passato ci sono stati scioperi per molto meno. Capisco le reazioni. Invito tutti a considerare cosa sarebbe successo senza questa manovra. Soprattutto invito a considerare che, per quanto possibile, abbiamo fatto più distribuzione e più equità di quanto fosse stato mai fatto. Sono sicuro che i cittadini italiani capiranno: noi dovremo spiegare ai cittadini le nostre ragioni, e anzi per questo sono qui. Spero che con l’aiuto di tutti si capirà la situazione di grave emergenza che vive l’Italia". "Credo sia stato mio dovere, con appoggio dei miei ministri, aver fatto ciò che ho fatto".
"L’Italia è un paese squilibrato per eccesso verso le pensioni e per difetto verso l’assistenza verso le varie forme. C’è anche l’equità verso le generazioni future. Se i giovani italiani oggi non trovano lavoro, questo è anche perchè per decenni in passato la politica soddisfaceva tutte le istanze caricando sulle spalle di coloro che ancora non erano nati tutti i pesi del debito. Quando si dice riforme strutturali, ebbene, queste sono riforme strutturali: passare al sistema contributivo sono sicuro che è una cosa che riusciremo a spiegare". Margini ce ne sono? "Pocchissimi, il tempo è davvero poco".
Ici: spazio zero? "La prima casa, che è una cosa importante per la vita sociale dei cittadini, è anche una cosa che consuma risorse pubbliche, perchè ci vogliono delle infrastrutture intorno alla casa. In tutti i paesi anche la prima casa contribuisce al mantenimento dei servizi pubblici. Per ridurre il disavanzo pubblico bisogna ridurre la spesa, lo abbiamo fatto in misura insufficiente ma più di quanto sia stato fatto in passato; e poi bisogna aumentare le entrate. Perchè non gravare un po’ di più sulle tasse a seguito della produzione passata? Noi abbiamo responsabilmente tassato più di prima alcune fasce di popolazione più ricche, ma non abbiamo alzato l’aliquota Irpef e non l’alzeremo".
Modifiche ed emendamenti? "Saremo in Parlamento con occhi e orecchie spalancate". "Cerchiamo di non modificare quella distribuzione dei carichi che abbiamo fatto con attenzione e anche ascoltando le varie forze politiche e le parti sociali, anche se non c’è stato tanto tempo per la concertazione".
Il governo metterà la fiducia? "E’ prematuro dirlo, da parte mia".
"Oggi è anche la politica economica europea che deve fare dei progressi. E’ stata pensata con grande intelligenza, ma l’area dell’euro ha bisogno di essere ripensata rapidamente. Questa settimana è la settimana dell’Europa". Monti desidera che il mercato, che l’Europa "spalanchi gli occhi verso un’Italia che ha fatto una manovra che corrisponde alle esigenze di un’Europa equilibrata, qualcosa che ci darà più titolo per contribuire alle decisioni dell’Unione". "Confido di rappresentare bene un’Italia che ha dato prova di coraggio".
"I mercati sono delle bestie feroci. Dopo la nascita dell’euro i mercati si erano assopiti per 10 anni, poi di colpo si sono svegliati dopo la crisi finanziaria del 2007. Noi lavoriamo per i cittadini non per i mercati, ma dobbiamo tener conto dei mercati se no arrivano schiaffi alla nostra stabilità. Credo che la politica possa avere il meglio dai mercati senza però doversi inginocchiare di fronte ad essi".
"L’aumento della benzina? Era indispensabile, anche per esigenze del trasporto pubblico locale. Meno notato nella manovra è un altro aspetto, che riguarda le grandi retribuzioni dei dirigenti, che venivano tassate al 23%, d’ora in poi saranno tassate al 46%".
Costi della politica: non si può fare di più? "Siamo solo all’inizio. Una parte di questi 17 giorni li abbiamo dedicati soprattutto a capire i modi in cui il governo nelle proprie competenze potesse intervenire. Abbiamo detto intanto facciamo dimagrire le province. E’ chiaro che questo è davvero un inizio: noi abbiamo istituito un gruppo di lavoro che sarà anche aperto ai contributi di stimolo, per esempio dei diversi giornalisti che seguono in modo scrupoloso queste tematiche, per procedere a ritmo spedito alla riduzione di questi costi. I costi della politica sono apparati troppo pesanti, auto blu, ecc… Ma il vero costo della politica è quello di decenni di politica che ha guardato agli interessi elettorali e non alle prossime generazioni. Questo è il vero costo della politica. Questa è la marcia che vogliamo cambiare".
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