Droga, estorsioni, pizzo sui lavori pubblici rimangono lo zoccolo duro delle entrate della mafia i cui appetiti insaziabili pero’ fanno sperimentare ai boss nuovi business come il gioco d’azzardo legalizzato: ma basta far intervenire un tecnico esperto sulle schede elettroniche, memory, microchip e sulle altre diavolerie elettroniche interne alle slot machine o ai videopoker e il gioco cambia non e’ piu’ controllato e diventa illegale. E ‘Le jeux sont faits 2′ e’ il nome dell’inchiesta antimafia portata a termine dalla squadra mobile nissena che ha scoperto come i fratelli Allegro, Luigi, Matteo e Salvatore, con il benestare del reggente di Cosa nostra nissena Salvatore Di Marca, abbiano piano piano imposto il controllo su tutte le macchinette della provincia: alcune da videogiochi da videoscommesse, e altre, appositamente truccate, si trasformavano in veri e propri mangiasoldi che facevano intascare ai mafiosi e ai loro amici milioni di euro l’anno, facevano perdere agli scommettitori l’equivalente denaro togliendo pero’ all’erario la quota di utile che avrebbe incassato se le giocate fossero state regolari.
Sono 21 gli arrestati nell’operazione (due posti ai domiciliari) e tra loro anche esponenti delle forze dell’ordine infedeli, un sostituto commissario della polizia di Stato, un’ assistente capo della polizia penitenziaria, due marescialli della guardia di finanza, un vigile urbano. Le accuse vanno dall’ associazione mafiosa al concorso esterno (ma non per tutti gli indagati), dalla corruzione alla concussione, dal peculato alla frode informatica. Ventuno tra baristi, gestori di pub e sale giochi, sono stati interdetti dall’esercizio d’impresa perche’, d’accordo o no, avevano acconsentito alla sistemazione delle macchine truccate nei loro locali.
Altri militari della Guardia di finanza e alcuni dipendenti civili del ministero dell’Interno sono stati raggiunti da informazione di garanzia per corruzione, concorso in peculato e frode informatica. Analogo invito a comparire e’ stato emesso nei confronti di alcuni funzionari di banca per il reato di riciclaggio, in quanto secondo l’accusa ‘omettevano sistematicamente le segnalazioni dovute per operazioni sospette’.
L’inchiesta secondo il capo della squadra mobile, Giovanni Giudice ha fatto emergere ‘una miscela di mafia, scommesse clandestine con videogiochi taroccati e corruzione di pubblici ufficiali, che in cambio di regali e compensi in denaro chiudevano un occhio sul malaffare’. ‘La giustizia non guarda in faccia nessuno – ha detto il procuratore nisseno, Sergio Lari – e quando ci vuole pulizia, pulizia va fatta’. Gli ha fatto eco il questore di Caltanissetta, Filippo Nicastro che si e’ detto ‘addolorato per la presenza di due poliziotti infedeli tra gli indagati’ ma ha evidenziato la necessita’ di salvaguardare l’integrita’ del corpo di polizia isolando e perseguendo ‘soggetti che hanno tradito il loro giuramento di fedelta’ allo Stato’.
L’operazione ha passato ai raggi X le attivita’ del gruppo criminale e anche i guadagni: beni per cinque milioni di euro, sono stati sequestrati alla famiglia di Matteo Allegro, societa’, abitazioni, quote di immobili e potenti auto su cui i tre fratelli e i loro familiari si vedevano circolare. Un analisi dei Monopoli di Stato e dell’Istat dice che ogni siciliano nel primo semestre dell’anno ha giocato 145 euro alle slot machine, contro i 279 della media nazionale. La raccolta complessiva regionale delle slot machine e’ stata pari a 595 milioni di euro, con introiti erariali per 70 milioni. Una cifra che ammonta a poco piu’ della meta’ rispetto al dato italiano. Un indizio, secondo gli operatori della filiera, di come una parte del business sia ancora sommerso e legato alle scommesse clandestine.
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