Nel suo intervento del 30/04 a Porta a Porta, Luigi Di Maio (ahinoi vice-presidente della Camera) ha insistito su uno dei punti “qualificanti” (a loro dire) del programma del movimento, che è uno degli argomenti di battaglia del Grillo Urlante. Si tratta delle energie rinnovabili, o della green economy. Il Di Maio ha spudoratamente affermato che il Canada, da ben vent’anni, ha sviluppato “un nuovo modello di produzione energetico” e che noi in Italia dovremmo seguirne l’esempio.
Le fandonie sulle energie rinnovabili continuano ad essere impunemente diffuse con tutti i mezzi dal M5S e dai Verdi, e purtroppo se ne fanno eco anche i maggiori quotidiani e la Rai. Tali fallaci utopie hanno facile presa sugli italiani, oberati come sono da bollette e da costi energetici salatissimi. Purtroppo la realtà è ben diversa da ciò che i nuovi giacobini rivoluzionari ripetono ai quattro venti. Bruno Vespa dovrebbe presentare una smentita a quanto affermato dal grillino di turno. Noi gli invieremo questo scritto.
Si badi bene. Nel grafico riprodotto nella foto allegata a questo articolo è rappresentata l’effettiva produzione di energia elettrica del Canada: idroelettrica 60%, termoelettrica da carbone e gas 23%, nucleare 15%, biomasse 1%, eolica 1%, solare fotovoltaica 0% (zero%). (vedasi http://www.eia.gov/countries/cab.cfm?fips=CA).
In Italia la fonte idroelettrica, data la nostra idrografia, non può superare il 15%. Ma in Canada le tanto decantate fonti eolica e solare, e le biomasse, rappresentano solo il due percento del totale della produzione. Se quindi qualcosa si può imparare dagli ultimi vent’anni del Canada, è che dovremmo tornare a sviluppare il tanto erroneamente vituperato nucleare. E allora mister Di Maio, come la mettiamo? A questi signori non si può riconoscere neppure la buona fede. Sono un reale pericolo e dobbiamo fare il possibile per evitare che possano prevalere.
Leggere e riflettere sugli enunciati del programma del M5S, dovrebbe essere sufficiente per prenderne le distanze. Alcuni punti, di primo acchito, possono sembrare cose giuste e ragionevoli. Ma alla fine ne risulta un agghiacciante complesso di imperativi categorici, di abolizioni e di divieti, di imbavagliamenti, di restrizioni, di idee sbagliate. Il tutto ovviamente da amministrare e da gestire da parte dei pochi eletti che avrebbero in mano le leve effettive del comando.
Li conosciamo i demagoghi di quella fatta. Ammantano le loro lusinghe sotto il travestimento di voler concedere al popolo ogni potere di decisione. Ma in realtà preparano e costruiscono un regime totalitario.
Sigmund Freud diceva che le analogie non dimostrano nulla, ma aiutano a capire. Berlusconi ha affermato che i discorsi di Grillo gli ricordano quelli di Hitler. Da parte nostra, avendone diretta esperienza, possiamo affermare che i sermoni di Grillo ci ricordano terribilmente quelli di Chavez, che conquistò il potere dicendo che tutti i problemi del paese erano dovuti ai decenni di malgoverno della precedente partitocrazia, che lui avrebbe spazzato via. Questo e tanti altri, sono gli stessi argomenti di Grillo. Non auguriamo che l’Italia debba incamminarsi su una china analoga alla “via al socialismo” del Venezuela. Cari connazionali, pensateci bene, finchè siete in tempo.
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