“A scatenare i disordini, nell’ovest del Paese, è stato l’improvviso aumento dei prezzi del Gpl, utilizzato in alcune zone come carburante per le auto e per il riscaldamento domestico. Si trattava di proteste sostanzialmente pacifiche, per la verità, alle quali il governo aveva risposto proponendo una serie di misure finalizzate a ridurre i prezzi e regolare l’andamento del mercato. Ma in centri come Almaty, Shymkent, Taldykorgan, le rivolte sono sfociate in atti molto violenti”. Così l’ambasciatore italiano a Nur-Sultan, Marco Alberti, che riveste l’incarico dal 1° settembre 2021, parla al Resto del Carlino delle rivolte in Kazakistan.
“Il presidente rimasto in carica, Kassim-Jomart Tokaev, ha nominato un nuovo governo, promesso radicali cambiamenti e annunciato importanti riforme politiche ed economiche, sulle quali costruire il rilancio del Paese”, aggiunge, “come persona, prevaleva la preoccupazione. Come diplomatico, l’urgenza di agire. Eliminare la tensione era impossibile: abbiamo per lo meno cercato di evitare il panico, attivando subito in ambasciata una miniunità di crisi, in raccordo con quella della Farnesina. Questo ci ha consentito di rispondere a tantissime telefonate e di farne altrettante, approfittando dei momenti in cui le comunicazioni erano possibili e usando anche i social”.
“Le nostre priorità erano due: primo, verificare le loro condizioni di sicurezza; secondo, predisporre interventi di emergenza, qualora si fossero resi necessari. Per fortuna, nonostante il tragico bilancio di quei giorni, non abbiamo notizie di connazionali feriti o di danni alle nostre aziende, che sono oltre 200 – se contiamo anche le joint-venture”, spiega Alberti.