All’indomani della decisione del Governo Renzi che ha dato attuazione al nuovo CGIE e che ha sollevato polemiche e proteste da parte di tutte le ripartizioni estero, i tre parlamentari del MAIE – Merlo, Borghese e Zin – hanno risposto annunciando la presentazione di una proposta di legge che va in controtendenza e che chiede il ripristino del numero dei 65 membri eletti del Consiglio Generale degli italiani all’estero.
“Il d.L. 24 aprile 2014 ha stabilito la riduzione dei membri di questo importante organo elettivo – ha dichiarato il Presidente del MAIE , On. Ricardo Merlo – sulla base di un presunto risparmio sulle spese di viaggio dei consiglieri, che si riuniscono due volte l’anno a Roma: secondo una nostra stima non più di 190 mila euro l’anno, se i consiglieri viaggiano in classe economica. Dopo aver ascoltato le richieste di quei Paesi che si sono visti togliere ogni possibilità di rappresentanza in questa istituzione, abbiamo deciso di presentare una proposta di legge che riporti immediatamente lo status quo ante detto decreto”.
“Per avere una idea di come agisce questo governo – ha aggiunto l’On. Borghese – basti pensare alle spese dei gruppi parlamentari: ad esempio, il PD prende circa 25 milioni di euro all’anno, o il M5S quasi 7 milioni di euro all’anno, fondi destinati ai loro gruppi parlamentari. Noi proponiamo quindi che i 190mila euro tagliati al CGIE vengano ripristinati prelevando le risorse da questi fondi”.
Infine, il Senatore Zin ha dichiarato: “Sarebbe una distribuzione di fondi pubblici più equa tra due istituzioni di rappresentanza. In fondo, basterebbero solo circa 15,80 euro al mese in meno per ogni legislatore, una somma minima, per ripristinare questo ‘parlamentino consultivo’, una istituzione rappresentativa di più di 60 milioni di italiani in tutto il mondo”.
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