"A Srebrenica fu un genocidio e la comunita’ internazionale rimase zitta. Oggi siamo in una situazione per alcuni aspetti simile, ma in realta’ quello che sta avvenendo in alcune zone della Siria e del’Iraq e’ la stesa cosa, un genocidio. Credo che la comunita’ internazionale possa permettersi tutto tranne che restare in silenzio". Cosi’ il premier Matteo Renzi parlando con i giornalisti, prima di lasciare Ebril al termine della sua visita in Iraq.
"L’Ue non e’ solo il vincolo di Maastricht o lo spread, ma e’ un’idea di mondo. Si deve reagire – ha aggiunto -, l’Italia ha mandato aiuti umanitari e lo fara’ ancora nelle prossime settimane, ha autorizzato l’invio di armi per evitare che chi sta sconfiggendo la vita e le speranze delle persone non continui a farlo. Questa non e’ una battaglia alla periferia ma nel cuore dell’Europa".
Il premier ha quindi ricordato che "ho parlato con le autorita’ irachene e curde, mi ha colpito il fatto che i leader politici siano unanimi nel dire che le persone devono restare qui a casa loro. Oggi c’e’ un enorme rischio, quello di consegnare con il califfato una storia millenaria di convivenza al terrorismo e al fanatismo".
"Dobbiamo difenderla consentendo a chi e’ rifugiato di tonare a casa sua. E’ anche una risposta alle polemiche sterili nel nostro paese sull’immigrazione. Non vengono da noi per darci noia, ma perche’ rischiano la vita. E’ gusto l’aiuto umanitario e l’invio di armi per difendersi, cosi’ come l’invio delle truppe Usa a cui l’Italia e’ grata". Per Renzi, quindi "la Repubblica irachena ha il dovere di rispondere, la transizione che e’ finalmente partita e’ un’ottima notizia e ho ringraziato Al Maliki per il passo indietro".
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