Leggendo i giornali stamattina, abbiamo potuto verificare ancora una volta come nel nostro malandato Paese, a dispetto della teoria lavoisieriana, tutto si crea e tutto si distrugge. Avremmo potuto e dovuto ritenere l’abolizione dell’Imu un primo passo importante sia per le nostre tasche, sia per la prosecuzione di quel governo di larghe intese, ovverossia di pacificazione nazionale, che Letta e Alfano con le loro due facce simmetricamente lombrosiane tentano di portare avanti. E invece no! I giornalisti attuali, allattati e nutriti a colpi di sfascismo, hanno riempito i quotidiani di dubbi, retroscena, titoli e sottotitoli degni di un intrigo internazionale. "Immobili", sottolinea il Manifesto, sulla foto del premier e del suo vice, giocando a voler documentare una volontà politica di tenuta più che della maggioranza delle proprie prerogative. E anche se fosse? L’una cosa non esclude l’altra, e garantisce la necessaria stabilità se vogliamo riprendere la strada della crescita.
I più moderati si sbizzarriscono a cercare i buchi nelle coperture, o a intravedere una mistificazione che si tradurrà nel 2014 in una tassa dal nome diverso. Anche in questo caso il solito disfattismo: intanto, in una congiuntura a dir poco sfavorevole, per quest’anno ci siamo liberati di un balzello iniquo per i cittadini e deterrente per il settore; poi, augurarsi che il prossimo anno le cose possano migliorare per tutti non sarebbe un atteggiamento sbagliato.
Quelli che aspettano il momento buono per disarcionare dalle poltrone ambite gli attuali occupanti, si alambiccano a pronosticare per il 9 settembre i vari scenari che attestino la fine di questa maggioranza e contano su una mossa disperata, e sbagliata, di Berlusconi (della serie Muoia Sansone con tutti i Filistei), per affossarlo definitivamente attribuendo a lui la responsabilità della caduta del governo. Il re è morto, viva il re. Se poi questo nuovo re sarà all’altezza della situazione, è da vedere. Grillini e renziani mordono il freno e se ne fregano di far perdere al Paese un’opportunità straordinaria di cambiamento e di autentico progresso civile, oltre il dualismo manicheo tra bene e male.
Il popolo rimane attonito di fronte a questi comportamenti scomposti e deleteri se si aspira a una democrazia matura. Gli italiani sono stanchi e vogliono la pace, quelli che seminano discordia e istigano alla guerra saranno puniti nelle urne. Quando si voterà, il più tardi possibile.
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