Nichi Vendola, leader Sel, al termine delle consultazioni con il premier incaricato Enrico Letta, spiega: "Ho detto a Letta che l’obiettivo di qualunque governo, e anche del nostro, sarà quello di aprire un varco nel muro di Bruxelles perché l’Europa possa riconsiderare le politiche dell’Austerity. C’è una condizione di demenzialità ideologica: si crede che si possa uscire dalla crisi impoverendo il ceto medio e lasciando per strada le giovani generazioni". "Abbiamo il problema della condizione di degrado della scuola pubblica e dell’università che coincide con il destino delle giovani generazioni. Su questo mi batterò per portare a casa risultati".
E ancora: "Abbiamo spiegato ad Enrico Letta che per noi le larghe intese sono la risposta sbagliata alla richiesta di cambiamento che e’ il dato epocale delle elezioni politiche". Secondo Vendola "comincia anche per noi la costruzione di un percorso di opposizione, che non sara’ pregiudiziale. Facciamo gli auguri ad Enrico Letta e ribadiamo che non c’e’ nessuna ostilita’ nei confronti della sua persona". "Non sarò soddisfatto con la mia coscienza perché ho piantato una bandiera di opposizione. L’opposizione può consistere nel selezionare la classe dirigente e addestrarsi ad incalzare il governo su provvedimenti concreti, come quelli per i cassintegrati in deroga e gli esodati. Bisogna sanare queste ferite perché sono inaccettabili per una democrazia". "Ci siamo posti con lealtà sul terreno dell’opposizione non smarrendo il filo del dialogo con le altre forze del centrosinistra. Penso che l’opposizione non sia una funzione retorica, non significhi collocarsi in un angolo dove vincono gli urlatori e i demagoghi. L’opposizione ha una funzione democratica fondamentale".
Per Vendola "il berlusconismo e’ stato l’autore del delitto, il protagonista dello sfascio civile, economico e sociale del Paese, quindi all’abbraccio col caimano diciamo di no. Mi oppongo all’idea che per uscire dalla crisi bisogna abbracciare quelli che hanno la responsabilita’ prevalente della crisi. Ci sono nomi, tra cui Gelmini e Sacconi, che considero simboli del disastro italiano".
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