Il discorso programmatico tenuto dal presidente del Consiglio Enrico Letta alla Camera dei Deputati mi è piaciuto. La mia reazione, a caldo, è positiva. Il premier ha toccato quasi tutti i punti di più stretta attualità politica ed economica. Certo, un discorso molto ecumenico, che ha voluto affrontare davvero tanti argomenti cruciali. Un intervento assai “democristiano”, ha già commentato qualcuno. Ma forse non poteva essere diversamente, visto che l’esecutivo nato lo scorso fine settimana nasce sulle “larghe intese”, sull’intenzione di mettere da parte ciò che divide le forze politiche per mettere al centro della discussione ciò che le unisce.
Crisi, lavoro, riforme costituzionali, giovani e donne. E poi la difesa e la promozione del Made in Italy, il sostegno alle imprese italiane che operano oltre confine. La sospensione del pagamento dell’Imu, in attesa di una revisione della tassazione sulla prima casa. La promessa di rivedere il finanziamento pubblico ai partiti. La riduzione del numero dei parlamentari. La revisione del bicameralismo perfetto. L’accenno alle comunità italiane residenti nei cinque continenti – necessario “valorizzare gli italiani all’estero” -, la modifica della legge elettorale vigente (che ci auguriamo coinvolga anche il meccanismo con cui votano gli italiani nel mondo). A proposito di italiani all’estero: l’auspicio è che Letta abbia chiaro in mente che, se alcune delle cose proposte dai “saggi” di Napolitano possono essere condivisibili, il punto che richiede l’abolizione della Circoscrizione estero e dell’elezione dei parlamentari rappresentativi dei nostri connazionali non può trovare spazio in un progetto politico che voglia guardare più in là del proprio naso, cioè a quel Sistema Italia a cui il capo del Governo ha già dimostrato di tenere moltissimo e di volere anzi sviluppare e difendere.
Un progetto ambizioso, quello di Enrico Letta, che speriamo davvero non sia solo un libro dei sogni, ma diventi realtà molto presto, passo dopo passo.
Nell’intervento del premier, anche la “valorizzazione dei nuovi italiani”: si intende, con queste parole, evidentemente, anche la concessione della cittadinanza italiana ai figli degli immigrati nel nostro Paese. Ebbene, su questo punto non ci troviamo d’accordo e ci faremo sentire spesso – abbiamo già cominciato a farlo oggi, con l’intervento del nostro Mario Galardi con cui questa mattina abbiamo aperto il giornale – per spiegare perché la cittadinanza italiana non si regala, per dire la nostra all’interno del dibattito politico e sociale che di certo si svilupperà in modo molto acceso quando ne verrà il momento. Ci conforta il fatto, su questo, che la stragrande maggioranza del Popolo della Libertà – maggioranza in questo governo – non sia d’accordo con l’ipotesi di cittadinanza italiana secondo lo ius soli, e ci rassicura l’atteggiamento determinato della Lega, che fin dalla nomina di Cecile Kyenge a ministro dell’Integrazione, ha promesso battaglia. Ora, però, è il tempo di pensare davvero a portare a casa gli obiettivi enunciati dal premier. Si dovrà farlo con coraggio e con grande forza di volontà. Auguri.
Twitter @rickyfilosa
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