"Il Consiglio dei ministri ha varato il Def. Devo dire che mi aspettavo molto più lunga la relazione". Lo ha detto il premier Matteo Renzi durante la conferenza stampa a palazzo Chigi dopo il Consiglio dei ministri. "Questo è un documento molto serio,credo che dobbiamo alla storia personale di Pier Carlo Padoan nella vita precedente il rispetto che si deve a previsioni che io ho definito rigorose".
Il Documento di economia e finanza approvato dal governo e’ "molto serio e rigoroso": stima prudenzialmente la crescita del Pil allo 0,8 per cento. "Il passaggio del Def in Parlamento avverrà in Parlamento il 17 aprile".
Renzi in conferenza ha sottolineato, a proposito di riforme: “Confermo tutti gli impegni presi, a partire da quelli presi durante le consultazioni. Dalla riforma della pubblica amministrazione ad aprile, al tema del fisco a maggio, a quello della giustizia a giugno. Andiamo avanti mantenendo gli impegni". "Capisco l’ansia di visibilita’ che hanno alcuni, alcuni che appartengono al mio partito, altri che appartengono a un altro. Far vedere che si lanciano ipotesi che poi pero’ non possono essere mai realizzate. Non si puo’ tornare indietro di vent’anni". "Le riforme costituzionali sono la precondizione per la crescita economica" e “la spending review non e’ solo un taglio. E’ la rimodulazione del processo di spesa ed e’ un elemento che sta cambiando la pubblica amministrazione". “Senza riforme non c’e’ credibilità verso i cittadini e sono per noi un assoluto impegno morale".
Il decreto che darà gli 80 euro in busta paga ai dipendenti con sgravi Irpef "sarà presentato venerdì 18 perché necessita del passaggio del Def in Parlamento che ci sarà il 17 aprile". "La copertura" per il taglio dell’Irpef "e’ formata per 4,5 mld dalla spending review. Per 2,2 mld dall’aumento del gettito Iva e dall’aumento della tassazione sulla rivalutazione dell’operazione Banca d’Italia, saranno le banche a concorrere a questo sforzo".
Ancora sulla Pubblica amministrazione: “Confermo la volonta’ di ridurre il numero degli enti e membri nominati nelle varie strutture. Dopo la politica, anche nel mondo della Pubblica amministrazione e’ arrivato il momento di stringere la cinghia". "E’ in corso una rivoluzione sistematica, non solo di riforma degli enti, ma un percorso scandito da un metronomo. Il senso e’- spiega- ‘siccome la classe politica inizia a stringere la cinghia ora tocca anche alla classe dirigente. Tutto questo e’ ‘sforbicia Italia’". “Alcuni hanno preso troppo. Per esempio i manager pubblici. Con il decreto del 18 aprile non potranno prendere più del Presidente della Repubblica e siccome Napolitano si è ridotto lo stipendio a 238mila euro, non potranno prendere più di 238mila euro".
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