Già da alcuni giorni a Buenos Aires, pronta a debuttare nel prestigioso Teatro Colon nella bella capitale argentina, dal 29 aprile al 6 maggio, il bravissimo mezzosoprano Marina Comparato andrà in scena nell’opera lirica “Il Barbiere di Siviglia” di Rossini.
Rientrata in Italia a fine marzo dal Giappone, giusto il tempo di preparare le valigie ed è subito ripartita alla volta del Sudamerica. Nell’intervista a seguire, rilasciata a Italiachiamaitalia.it, conosciamo meglio Rossini e la stessa Marina Comparato, con l’adrenalina a mille per il debutto, dopo aver cantato nei più prestigiosi teatri lirici del mondo.
Marina Comparato, debutta nel 1996 a Londra ne “Il Barbiere di Siviglia” nel ruolo di Rosina, ad aprile con la stessa Opera di Rossini sarà al Colon di Buenos Aires sempre nello stesso ruolo.
“Sì, dopo 18 anni eccomi di nuovo alle prese con questo ruolo, che ho interpretato tante volte nella mia carriera”.
E’ la sua prima volta al Colon: quali sono le sue aspettative?
“E’ la mia prima volta a Buenos Aires e sono molto emozionata all’idea di cantare in questo enorme e bellissimo teatro. So che il pubblico porteño è molto esigente ma anche molto affettuoso con gli artisti ospiti. Spero di poter portare qui un po’ della mia ‘italianità’ nel canto rossiniano”.
Lei è un’apprezzata cantante lirica e un vanto per l’Italia all’estero. Ha cantato in tanti teatri, in Europa e nel mondo: cosa apprezzano gli altri popoli del bel canto italiano?
“Ho trovato ovunque, in Europa e nel mondo, un enorme affetto nel pubblico, che è sempre appassionato e curioso di ascoltare artisti italiani. Penso che all’estero si apprezzi molto il modo in cui gli italiani fanno ‘cantare’ la loro stessa lingua. Penso che ci siano infinite sfumature e possibilità espressive nel cantare nella propria madrelingua, proprio per il suono e l’accento che l’italiano stesso ha in ogni frase parlata. Cantanti di ogni paese e idioma concordano con noi che l’italiano è la lingua più bella da cantare!”.
Per assurdo il canto lirico ha una grande storia in Italia, ma le Istituzioni hanno sempre fatto tagli enormi. Ora l’attuale Presidente del Consiglio Renzi ha dichiarato di iniziare dalle scuole elementari a far conoscere il canto e le opere liriche: un patrimonio che il mondo ci invidia. Cosa ne pensa, essendo appena rientrata al Giappone, Paese dalla profonda cultura lirica?
“La questione della cura e del sostegno alla cultura, nella fattispecie l’opera lirica, è annosa e difficile. Purtroppo la crisi ha colpito tutti i settori dell’economia e soprattutto il settore della musica e dell’arte in generale. Ritengo che i nostri governanti dovrebbero puntare invece proprio sul rilancio della cultura e della musica, poiché questa è l’essenza e la forza del mio Paese. I giapponesi lo sanno bene e infatti è per loro sempre un vanto ospitare artisti italiani. Se siamo conosciuti all’estero non lo dobbiamo agli stereotipi (mafia, pizza e mandolino) ma soprattutto alla nostra arte, ai nostri pittori, ai nostri poeti e ai nostri musicisti. In quanto cantante italiana mi sento una portavoce di tutto ciò che l’arte italiana ha rappresentato nel mondo. Sono un veicolo attraverso il quale la nostra cultura e la nostra lingua si perpetua negli anni e si diffonde nei luoghi”.
Rossini compose la sua prima opera a 14 anni,un enfant prodige come Mozart, poi la depressione e il ritiro nella campagna francese: a soli ventitre anni quasi 10 opere di successo. Il periodo buio di Rossini ha influenzato la sua musica?
“Sicuramente il periodo della depressione portò Rossini ad un rallentamento, ma anche ad una svolta nell’arte compositiva, in special modo nel Guglielmo Tell e nell’ultimo suo capolavoro sacro, la Petite Messe Solennelle. Rossini si trovò anche a vivere a cavallo di due secoli, in un periodo di passaggio e di grandi trasformazioni, nel gusto e nei modelli compositivi. Le forme limpide e pulite del classicismo volgono presto verso le inquietudini romantiche, i modelli compositivi si trasformano, così come le fonti letterarie passano dai testi del Metastasio o del Beaumarché a quelli di librettisti pienamente inseriti nel mondo ottocentesco in trasformazione. Credo che Rossini, al volgere degli anni ’30 dell’800, si sia reso conto di essere un uomo di un altro secolo e di non voler trasformare o rinnovare i canoni con i quali aveva fondato e sviluppato la sua arte, sebbene la sua ultima opera Guglielmo Tell contenga tutto quello che sarebbe venuto in seguito. Penso che con questa sua ultima opera Rossini abbia voluto dirci: ‘sì, lo so che il mondo sta cambiando e io, come vedete, sono perfettamente in grado di comporre in modo nuovo. Però sono stanco e non ho più voglia. Prendetevi Guglielmo Tell e lasciatemi in pace!’”.
La prima rappresentazione de il Barbiere di Siviglia è stata al Teatro Argentina di Roma nel 1816: è stato uno storico insuccesso. Successivamente insieme all’Italiana in Algeri è tra le Opere più apprezzate. Cosa non è stato capito dal pubblico operistico del tempo?
“Ritengo che il fiasco alla prima di Barbiere sia stato causato più da ragioni contingenti: avversari del teatro concorrente il ‘Valle’ e soprattutto il confronto con il Barbiere di Paisiello, che all’epoca era considerato ineguagliabile e intoccabile. Infatti le repliche successive furono un grande successo e da allora Barbiere è diventato un’opera irrinunciabile per ogni teatro e ogni cantante, tanto da surclassare e oscurare quello del suo predecessore”.
"Il cigno di Pesaro", così chiamato Rossini, ha musicato opere di vario genere, dalle farse alle commedie, dalle tragedie alle opere serie e semiserie. A lei quali piacciono e perchè?
“Oltre Barbiere mi piace moltissimo il Conte Ory, che ho interpretato una volta sola, al Maggio Musicale nel 1998 e che vorrei tanto ricantare. Mi diverte moltissimo il susseguirsi di travestimenti del Conte e la scena della preghiera delle finte suore, oltre che il meraviglioso terzetto conclusivo. Tuttavia l’opera che più mi appassiona è sicuramente Cenerentola, che spero di interpretare presto, proprio per la sua commistione di aspetti comici e di aspetti ‘romantici’. Ecco, il lato melanconico e tenero di Cenerentola mi incanta, quasi quanto la geniale rappresentazione delle due sorellastre”.
Discussione su questo articolo