Silvio Berlusconi è arrivato poco dopo le 11 del mattino in largo di Torre Argentina, a Roma, per firmare al gazebo dei Radicali i referendum sulla giustizia. Ad accompagnarlo, Marco Pannella. Il Cavaliere ha quindi firmato per i referendum promossi dai Radicali sulla Giustizia.
"Questa mattina i giornali hanno parlato di un mio ultimatum, ma io non ho pronunciato la frase ‘Se votano la decadenza cade il governo’. Ho ricordato che questo governo l’ho voluto fortissimamente io e sono convinto che serva un esecutivo che governi", ha detto Silvio dopo avere firmato i referendum. "Non sono d’accordo con le critiche al governo, che in un contesto difficile ha fatto cose egregie e spero che possa continuare a lavorare". Per il leader del PdL, "è assurdo che una forza democratica resti al tavolo del governo se gli si sottrae il leader. Spero che il buon senso prevalga nella testa di chi e’ preso dalla voglia di eliminare un avversario politico".
Parlando di Giustizia: "Da inesperto pensavo che avessimo la possibilita’ di fare la riforma della giustizia in Parlamento. Purtroppo nella maggioranza c’erano anche altri partiti, e i loro leader non mi permisero di fare la riforma negli anni 2001-2006. Nel 2008 ripresi in mano la riforma, il governo la approvo’ e la mandammo in Parlamento, ma il presidente della Camera, Fini, la mise nel cassetto. Quando noi lo invitammo a passarla in commissione giustizia lo fece – ha proseguito Berlusconi -, ma il presidente della Commissione era il suo avvocato, Giulia Bongiorno, che prima di dare il via alla discussione avvio’ una serie di cento audizioni. Cosi’ nemmeno si inizio’ l’esame della riforma perche’ poi fummo costretti a lasciare il governo".
IL PDL: "SE SILVIO CADE, TUTTI A CASA" Intanto prosegue il dibattito che riguarda la decadenza da parlamentare del leader del PdL. Gianfranco Rotondi, deputato azzurro, torna a ribadire: un minuto dopo il voto favorevole sulla decadenza del Berlusca da senatore “si dimettono i cinque ministri e tutti i parlamentari del PdL". L’ex ministro assicura: "Nessuno dei nostri parlamentari sarebbe disponibile a sostenere un Letta-bis. E nemmeno il premier si presterebbe a questa operazione. Ne sono certo. Se vogliono andare avanti e ne hanno la forza, noi non saremmo più in Parlamento".
Dunque, da qui a qualche giorno la situazione politica italiana potrebbe davvero precipitare. E la strada verso le urne sarebbe certa: “se Berlusconi decade è già campagna elettorale. Poi si potrebbe votare a novembre o in primavera, dopo un periodo concordato per cambiare la legge elettorale. Ma la legislatura finisce nel momento in cui decade il protagonista del Parlamento. Questo governo e’ figlio di Silvio ed e’ legato a lui con il cordone ombelicale, sono attaccati come gemelli siamesi".
Il ragionamento di Rotondi è condiviso dalla stragrande maggioranza del partito. Nunzia De Girolamo, ministro dell’Agricoltura, spiega: “Se ci fosse un voto contro Berlusconi non potremo non tenerne conto”. Intervistata dal Messaggero, sottolinea: “quando si è alleati occorre rispetto reciproco e il Pd non può non pensare che noi non tuteliamo il nostro leader. Tra l’altro, la Costituzione dice che il Governo deve governare e che il Senato, in questo caso, deve giudicare e non certo prendere semplicemente atto della possibile decadenza di Berlusconi”.
IL PD, "NON TRASFERISCA SUOI PROBLEMI NEL GOVERNO" Il Partito Democratico continua a chiedere a Berlusconi di non trasferire sul governo i suoi problemi personali. Luigi Zanda, capogruppo dei senatori Pd, dalle pagine di Repubblica lancia un messaggio al Cav: “Non si fa mai cadere un governo, che sta attuando il programma concordato, dopo appena 4 mesi di vita. Sono pronto a scommettere che Enrico Letta governerà fino a tutto il 2014”. Alla domanda se intraveda spazi a favore dell’ex premier, risponde: “Penso che la giunta non abbia margini, non e’ chiamata a fare una scelta politica, non e’ che si occupa di approvare leggi fiscali o di materia urbanistica. Deve semplicemente applicare la legge ai casi che le vengono sottoposti. Non e’ corretto che i componenti della giunta siano sottoposti a pressioni politiche che stravolgono la natura del loro lavoro”. Insomma, il destino del Cavaliere sembra ormai tracciato: e una crisi di governo non è più così improbabile.
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