Nel giorno in cui la notizia della cattura e della morte di Gheddafi fa il giro del mondo, non tutti condividono il modo in cui il Colonnello è stato ucciso. Fra questi, Stefania Craxi, sottosegretario agli Esteri: "Quella scena barbara e oscena dell’uccisione e dell’oltraggio al cadavere di Gheddafi e’ una pagina tragica della storia della Libia. Una scena a cui peraltro il nostro Paese e’ avvezzo". "Gheddafi – continua Craxi – aveva diritto ad un processo equo alla corte internazionale dell’Aja".
Quella "scena barbara" non è piaciuta neppure a Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del PdL: "Gheddafi e’ stato ucciso in modo barbaro. Era meglio un processo: non sono contento della morte di Gheddafi". Gasparri osserva che quando ci sono rivoluzioni così forti, contro dittatori che per lungo tempo hanno imposto il proprio regime, di solito la morte del nemico è quasi inevitabile, "ma credo che la democrazia occidentale preveda anche nei confronti del nostro nemico un processo conforme alla nostra società. Noi non ci adattiamo ai livelli di condotta del nemico, ma ai livelli di una maggior maturita’ democratica. Non sono contento della sua morte".
In effetti, a guardar bene, quale differenza c’è fra la violenza usata da Gheddafi durante il suo regime e quella messa in campo oggi dai rivoluzionari nei confronti del Rais? Sappiamo di andare controcorrente, ma il modo in cui è stato ammazzato Gheddafi non piace neanche a noi. Un vero e proprio "tirannicidio". Anche noi siamo dalla parte di chi vuole la libertà, ma il Colonnello meritava di essere processato e non di essere ammazzato come un cane.
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