Siamo o no il Paese dei festival? Al tempo giusto e in corretta sintonia con quello della canzone, in Italia va in scena il festival degli evasori. La prima giornata proprio a Sanremo, nel cuore della rassegna canora movimentata da Adriano Celentano in versione tsunami dialettico, televista comunque da 12,7 milioni d’italiani e con il 50% di share. Dati da record.
La seconda a Napoli, città che ambisce sempre a non farsi mancare nulla. Guardia di Finanza e Polizia di Stato in palcoscenico a cantare la lotta all’evasione, nel giorno che calendario e consumismo dedicano all’amore. Una sorta di massacro di San Valentino, a ben vedere. Lontana l’idea di voler riproporre il ricordo di un antico sconvolgente evento criminale pieno di armi da fuoco e morti ammazzati. Sulla scena si è affacciata anche Padova, in maniera impetuosa e prepotente. Blitz della Finanza a Sanremo, nel cuore del Festival della canzone: l’Ariston non più tempio inviolabile, isola dello spreco e dell’effimero e nei posti frequentati una volta l’anno, per una settimana, anche da personaggi improbabili, in rappresentanza della categoria varia umanità. Agenti della Guardia di Finanza si sono piazzati davanti al teatro della canzone (quest’anno molte brutte, incomprensibili alcune), due ore prima del buonasera di Gianni Morandi.
Sanremo passata a setaccio: bar, negozi, ristoranti. I risultati del blitz delle Fiamme Gialle si conosceranno fra qualche giorno. Ad ogni buon conto, la direzione del Casinò di Sanremo ha fatto sapere che nelle sale da gioco è tutto sotto controllo e nella struttura non ci sono esercizi commerciali di nessun tipo. A Sanremo non si è trattato di un blitz in stile Cortina, proprio no; a Napoli sì. Le ispezioni effettuate della Guardia di Finanza e della Polizia di Stato hanno fornito risultati sensazionali. Alcuni peraltro previsti, tenuto conto del Dna di questa città unica al mondo anche per il suo multiforme ingegno nell’imbrogliare. Napoli ama governarsi da sé, alla sua maniera antica e originale. Napoli città senza regole. Il blitz fornisce infatti numeri sconvolgenti, perfino imprevisti nella loro misura truffaldina. Intanto, il numero di negozi e mercati fuorilegge: l’82%, quasi la totalità degli esercizi commerciali, non emette scontrini. Le forze dell’ordine sono andate a controllare il mercato a Porta Capuana, nel cuore popolare di Napoli. Bene, 30 venditori ambulanti su 40 sono erano privi di misuratori fiscali. Controlli di sera e di notte nella zona della movida, il cuore elegante di Napoli. Pub, ristoranti, pizzerie: intervistati 261 lavoratori, di cui 66 irregolari. Proposte di sospensione dell’attività per cinque esercizi per gravi irregolarità in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro. Ma il dato più inquietante è reperibile nel controllo sugli incassi di pub, ristoranti, pizzerie, bar. In presenza dei controlli dei finanzieri, gli incassi sono lievitati mediamente del 133%. Un aumento enorme rispetto ai giorni precedenti al blitz. In alcuni casi sono stati raggiunti e constatati picchi di aumenti fino al 985%. In parole povere, alcuni esercizi sottoposti a controllo hanno incassato quasi il mille per cento in più. Ispezioni, sequestri, denunce. Diciassette nel settore dell’abbigliamento abusivo. I numeri? Eccoli: proposta di sospensione dell’attività per due depositi, stoccavano merce contraffatta; sequestrati 4mila 500 articoli contraffatti, 455 metri di tessuti introdotti di contrabbando in Italia e 54mila articoli e giocattoli privi dei requisiti di sicurezza; 4mila chili di tabacchi; 10 macchinari per la fabbricazione di scarpe. E anche un clichè riportante il marchio Hogan.
Napoli e Sanremo dopo Cortina, Portofino e Roma: la lotta all’evasione è diventata una cosa tremendamente seria, finalmente. E i dati ufficiali dicono e confermano: con il contributo essenziale di Napoli, al Sud si evade più che al Nord. A proposito di Nord, anzi di Nord- Est, un tipico esempio di evasione all’italiana è maturato in provincia di Padova, a Limena. Un pensionato di 72 anni dichiarava reddito zero e chiedeva sussidi al Comune. Un poveraccio? Assolutamente no: l’evasore possedeva decine di appartamenti e terreni affittati in nero ai clandestini. In concorso con i figli, 47 e 40 anni, disponeva di 19 correnti presso 12 banche diverse. Il patrimonio familiare del pensionato a reddito zero e dei suoi disinvolti figli? Due milioni e mezzo di euro in titoli e azioni. L’inchiesta ha preso le mosse dall’arresto di quattro romeni, al sequestro di quattro appartamenti e dall’accertamento patrimoniale sull’indagato. Il falso povero (o pezzente) di 72 anni che non presentava la dichiarazione dei redditi e chiedeva aiutini economici al sindaco e agli amministratori di Limena. Un ingegnoso squallido evasore. L’Italia ne è piena.
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