Nella Penisola la situazione socio/economica resta in stallo. Non ci sono ancora segnali che ci consentano di sperare in una relativa tranquillità sul fronte finanziario interno. Il Governo Renzi, intanto, si prepara a un confronto politico a “ampio raggio”. Nel frattempo, i partiti sembrano non essersi ancora schierati per far fronte al giro di “boa” che potrebbe spiazzare le attuali alleanze.
In tutto il Paese si vive una realtà approssimata. La stabilità dell’attuale Esecutivo, proprio per la sua atipicità, non ha rappresentato stimolo a un’apparenza di ripresa. E’ dal 2008 che l’economia italiana è in fibrillazione. Chi sperava in tempi migliori, ha fatto male i suoi calcoli. L’instabilità politica è ancora alla ribalta. I partiti si studiano, ma non sono in grado, o non vogliono, assumere posizioni che annuncino programmi meno “compressi” di quelli voluti dalla filosofia renziana.
Tra i nostri parlamentari, non ce n’è neppure uno che “brilli” per coerenza. In questo potere legislativo della “non” sfiducia, è sparita la maggioranza, eletta dal popolo italiano, e l’opposizione è più formale che sostanziale. Lo sgretolamento delle forze in campo è palese. L’atmosfera di “staticità”, evidentemente, continua ad offrirci ben poco. Però, s’insiste per la strada più difficile che non prevede sconti per nessuno.
Ora la tensione si è trasferita dal Palazzo, alle strade. L’insoddisfazione, in ogni caso, è percepibile dentro e fuori i poli del potere.
Sviluppo economico e politica sono generati da una stessa matrice. Tentare, com’è stato fatto, di disgiungere i due capi di una stessa matassa potrebbe, ancora, riservarci sorprese. Navigare a vista, nello stile d un PD in evoluzione, potrebbe farci ritrovare nelle”secche” di un’economia globale, almeno sulla carta, che non ci perdonerebbe altri errori di rotta. Per evitare possibili influenze, magari soggettive, ci siamo imposti di seguire la politica quotidianamente.
Faremo attenzione a ogni segnale di buona volontà da parte dei politici che stanno abbandonando gli avamposti di questa Terza Repubblica e osserveremo, con spirito analitico, ogni segnale di cobelligeranza tra partiti che oggi ci sono ma che, forse, nel 2016 potrebbero non esserci più. Studieremo la nuova legge elettorale cercando di capire. Il tutto tentando di superare gli scogli del “politichese” nazionale. Il momento è delicato. Le apparenze dovranno lasciare il posto alle tattiche per dare corpo alle speranze. Sarà difficile; ma non impossibile.
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