"In Europa i controlli su chi viaggia in aereo dovrebbero essere più stringenti". Lo sostiene il ministro della Salute Beatrice Lorenzin che ha chiesto sia convocato il consiglio di sicurezza dei ministri alla salute della Commissione europea per affrontare il rischio Ebola: "E’ necessario – spiega in una intervista a La Repubblica – che le procedure adottate sui voli e negli aeroporti ci diano una maggiore certezza dei giri che fa chi arriva dai Paesi a rischio. Se una persona partita dalla Liberia passa da Londra e Francoforte e poi arriva in Italia perdiamo le sue tracce", "la mia è una posizione politica, non tecnica. Chiedo che l’Europa intervenga e decida cosa fare. Adesso stiamo attuando i protocolli dell’Oms e informiamo i passeggeri che arrivano da paesi dove è in corso l’epidemia, i quali alla partenza dovrebbero essere controllati. Ma se queste persone non hanno sintomi dell’Ebola noi non sappiamo niente di loro. Prima di tutto quindi bisogna lavorare sull’informazione da dare a chi arriva dai Paesi a rischio, non tutte le compagnie aeree lo fanno. Del resto anche gli Usa pensano di cambiare procedure in porti e aeroporti".
Il ministro sottolinea che "il livello epidemico sta aumentando e presto crescerà il numero dei occidentali impegnati in Africa per combattere l’epidemia. Di conseguenza saranno molte di più le persone che viaggeranno da e per quei Paesi. Così dobbiamo stringere le maglie. Non ci dimentichiamo che in Italia, a Roma, ci sono la Fao e altre organizzazioni internazionali, dove circolano numerose persone che si muovono continuamente anche attraverso Paesi a rischio".
Secondo il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, è "improbabile" che i migranti possano portare l’Ebola: "Chi viene nel nostro Paese via mare affronta un viaggio lungo, durante il quale se la malattia c’è dovrebbe manifestarsi. Inoltre tutti coloro che arrivano vengono visitati, e poi stanno nei centri. Sono molto controllati".
Quindi aggiunge che "i cittadini non devono allarmarsi, non c’è motivo. Semplicemente dobbiamo affrontare tutte le criticità possibili. Escludo assolutamente la possibilità che si possa verificare un’epidemia da noi. Proprio in ragione dell’aumento della malattia in Africa e del numero degli operatori che vengono qui da tutto il mondo, però, il caso sporadico non si può escludere nel futuro, così come d’altronde potrebbe non verificarsi mai. Ma il nostro sistema è ben organizzato", "siamo tra i primi al mondo, grazie a Spallanzani a Roma e Sacco a Milano. Nella capitale si sta realizzando il più grande centro d’Europa per il biocontenimento dei pazienti. Tutta la rete delle malattie infettive è ottima. E siamo tra i pochi ad avere aerei militari che trasportano malati in condizioni di sicurezza".
Il ministro precisa inoltre quanti italiani ci sono nei tre Paesi dove è in corso l’epidemia: "In Sierra Leone 49, in Liberia 36, in Guinea 57. In tutto 142 persone, circa la metà impegnate contro l’epidemia. Da ora in avanti terremo la lista di chi va in Africa occidentale per l’Ebola".
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