Rabbia, amarezza, delusione. Ma sono soprattutto domande (11 i punti interrogativi nel testo) quelle di Marina Berlusconi, ascoltata ieri dai pm di Palermo che indagano su una presunta estorsione commessa dal senatore Marcello Dell’Utri ai danni dell’ex premier. Oggi ha voluto diffondere una lunga dichiarazione nella quale traspare tutta l’amarezza e la rabbia per ‘la gogna’ e ‘l’inferno mediatico’ ai quali si e’ sentita sottoposta la primogenita dell’ex premier Silvio Berlusconi. Marina Berlusconi, 46 anni, presidente Mondadori, sposata, due figli, ieri e’ stata sentita dai Pm a Palermo nell’ambito delle indagini che riguardano Marcello Dell’Utri. ‘Io non ero e non sono accusata di nulla – scrive oggi – i pm di Palermo mi hanno convocato come ‘persona offesa’, come presunta vittima. Insomma, per ‘tutelarmi’: si e’ visto come’. ‘Sulle vicende palermitane che mi riguardano avevo deciso di mantenere quello che consideravo un doveroso e rispettoso silenzio – spiega nelle prime righe della dichiarazione -. Ma proprio il modo in cui la stampa si è occupata della mia deposizione di ieri a Palermo mi spinge a non tacere piú. Vorrei raccontare una storia che qualcuno chiamerà di giustizia ma che rappresenta l’esatto contrario di quella che io ritengo dovrebbe essere la giustizia’.
Il 9 luglio, racconta, viene convocata dalla Procura di Palermo come ‘persona informata dei fatti’. Quali siano questi fatti, dice, lo apprende dai giornali: un conto cointestato a lei e al padre, da cui sarebbero partiti due dei bonifici indirizzati a Dell’Utri e a suoi famigliari. Un conto, dice di cui non ricorda nulla, ma ne accerta l’esistenza fino a 7 anni prima, pur non avendone mai avuta disponibilità. ‘Che cosa devo andare a dire allora alla Procura di Palermo? – si domanda – Che peraltro non trovo nulla di strano nel fatto che mio padre senta, direi, il dovere etico, oltre che il desiderio, di sostenere un prezioso collaboratore il quale, all’apice del successo professionale, è improvvisamente sprofondato in un incubo che da quasi 20 anni lo costringe a trascinarsi da un tribunale a una Procura, un incubo che guarda caso e’ comparso in contemporanea con la discesa in campo di mio padre?’. ‘E’ necessario che venga interrogata da un gruppo di pm antimafia, e soprattutto che debba espormi a quell’efficientissima gogna mediatica che non riposa mai? – si chiede ancora, decidendo comunque di andare appena possibile per rispondere (una ventina di minuti complessivamente), alle domande dei Pm.
‘Riparto senza dire nulla alla stampa che qualcuno mi ha fatto trovare schierata in forze all’uscita – continua il suo racconto – Risultato? Nel giro di poche ore mi vedo precipitata nell’inferno mediatico’. Prima sui tg, poi nei quotidiani di oggi. Dove, denuncia, si mescola tutto, la sua foto a quella dei boss e di orribili stragi. ‘Tutto tenuto insieme – continua – da una parola che mi mette i brividi solo a pronunciarla: mafia’. Basterebbe leggere il suo verbale per rendersi conto di come stanno le cose. ‘Ma intanto il marchio è impresso, la trappola infernale è scattata – continua – ovviamente non puoi dire di sapere cose che non sai, ma se dici di non saperle ecco che diventi sulla stampa una teste ‘vaga”. ‘E’ evidente che anche questa storia, come tutte quelle che ci scagliano addosso da vent’anni, finirà nel nulla, ma non è questo che interessa – scrive oggi Marina Berlusconi -. L’unico processo che interessa è quello che viene fatto ogni giorno sulla stampa, un processo dal quale è impossibile difendersi, perch‚ neppure la verità piú conclamata in un’aula puó eliminare completamente il fango che ti hanno tirato addosso’. E tutto cio’, si chiede ancora Marina, che cosa ha a che vedere con la giustizia? a cosa servono le regole?. ‘E questa mostruosa macchina è compatibile con il funzionamento della democrazia? – si chiede infine – Tutto ció che è accaduto e sta accadendo dovrebbe trovare opportune valutazioni’.
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