C’è l’ok del Senato al Documento di economia e finanza 2014. Ma soprattutto c’è, da parte della maggioranza di Palazzo Madama, il via libera al governo sulla richiesta di autorizzazione allo scostamento dall’obiettivo del pareggio strutturale di bilancio e impegnano a dare attuazione alle misure di rientro indicate: in pratica, l’obiettivo del pareggio di bilancio slitta al 2016.
"Il Governo – aveva detto il ministro Pier Carlo Padoan – ritiene che le condizioni macroeconomiche e finanziarie richiedano di riconsiderare il profilo dell’avvicinamento all’obiettivo di medio termine, rappresentato dal pareggio di bilancio in termini strutturali”.
Secondo i dati del ministro "nel corso del 2014 la riduzione del saldo strutturale sarà di 0,2 punti percentuali di Pil, in luogo della riduzione di 0,5 punti percentuali richiesta dal Patto di stabilità e crescita per i Paesi che si trovano ancora distanti dal proprio obiettivo di medio periodo. Il rallentamento della convergenza verso l’obiettivo di medio periodo nel 2014 viene compensato dall’impegno del Governo, a partire dal 2015, ad attuare un piano di rientro che permetta di raggiungere pienamente l’obiettivo di medio periodo nel 2016. Nel 2015 il disavanzo strutturale ricomincerebbe a diminuire di 0,5 punti percentuali grazie ad una manovra di consolidamento finanziata da riduzione di spesa, pari a 0,3 punti percentuali di PIL sull’avanzo primario. Il pareggio di bilancio in termini strutturali verrebbe conseguito pienamente nel 2016 e sarebbe mantenuto lungo tutto l’orizzonte di programmazione fino al 2018. Complementare al piano di rientro vi è anche un ambizioso programma di privatizzazioni che prevede dismissioni di attività dello Stato per circa 0,7 punti percentuali di Pil nel corso del triennio 2014 2017".
Secondo Padoan "le misure correttive per i prossimi anni e il piano di dismissioni assicurano già dal prossimo anno il rapido rientro del maggior rapporto debito-Pil conseguente all’ulteriore pagamento dei debiti pregressi".
La maggioranza impegna il Governo anche a osservare i saldi di finanza pubblica in termini di indebitamento netto rispetto al Pil indicati nel Def; a ribadire in sede europea la necessità di una svolta di politica economica a sostegno della domanda aggregata, confermando la possibilità di utilizzare la clausola di flessibilità; a trasferire il carico fiscale dal lavoro e dall’impresa ai consumi e all’ambiente; a eliminare gradualmente l’Irap; ad attuare la delega fiscale; a selezionare gli interventi di revisione della spesa per evitare effetti recessivi; a riformare il patto di stabilità interno; a rilanciare gli investimenti pubblici; a dare soluzione strutturale al problema degli esodati; a promuovere una riforma del mercato del lavoro tesa a incrementare l’occupazione; a promuovere la riattivazione del credito alle imprese e a intensificare il contrasto all’evasione fiscale.
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