Mercoledì 8 ottobre in prima assoluta allo storico Teatro Alfieri di Torino andrà in scena “Franco Cerutti sarto per brutti”. Uno spettacolo che porta la prestigiosa firma dell’associazione Teatro 21. La commedia trae l’ispirazione da “Carlin Cerutti sarto per brutti” successo che risale ad oltre 40 anni fa con il mitico Macario e una tra le sue soubrette preferite: Margherita Fumero.
Ovviamente c’è stato un adattamento, fotografando le problematiche odierne e affrontando temi quali la crisi e le difficoltà di molte botteghe dove ogni giorno i proprietari devono inventarsi espedienti per riuscire a campare. Non mancano risate, equivoci e l’amore. Il tutto con cast ben nutrito che oltre alla mitica coppia del Drive In, Margherita Fumero e Enrico Beruschi, vede in scena Franco Neri, il grande comico di Zelig di qualche anno fa, con il notissimo e amatissimo personaggio “ Franco o Franco”, che ha dato all’attore una popolarità elevata.
Per l’occasione in esclusiva per ItaliaChiamaItalia l’intervista a Franco Neri che con la sua simpatia si racconta tra teatro e TV.
Franco, perchè non ci sono più personaggi come Macario?
“Bella domanda da un milione di dollari, complimenti! Non ti pare un po’ difficile? Che dire? Macario era un attore completo, eccezionale, sia nei ruoli comici che drammatici, un ottimo clown all’occorrenza. Un genio nato per far l’attore ad altissimo livello, come Totò. Forse non ci sono più artisti di questo spessore perchè non esiste più la commedia artigianale”.
Chi è il personaggio che interpreti in “Franco Cerutti sarto per brutti”?
“E’ un ladruncolo che fa piccoli furtarelli. Sta per aprire una cassaforte quando scoppia un incendio. La zona viene circondata dalla polizia e lui ha paura di essere accusato per qualcosa che non ha fatto e scappando si rifugia in una sartoria. Quando realizza che potrebbe essere braccato si finge sarto e da lì si snocciola una vicenda dai mille risvolti”.
Sei diventato popolare e famoso con la TV. Da un po’ di tempo sei un attore di teatro. Quali le differenze?
“In TV sei in scena 3 o 4 minuti. In teatro stai due ore. Certo, in 3 minuti in televisione sei visto da 10 milioni di persone, hai una visibilità enorme, in teatro i numeri sono più piccoli. Quando lavoravo in TV ero sempre solo, in aereo, in albergo, e sotto i riflettori, e se sbagliavo lo sapevo solo io. Quando lavori in teatro tutto cambia, sei con altri colleghi, non puoi sbagliare la battuta perchè crei problemi al tuo interlocutore. Non hai problemi dell’Auditel, ma cogli l’umore e il calore del pubblico. Quindi c’è molto più rigore in scena e nel dopo si instaura un bel clima di unione fraterna. Siamo una grande famiglia! Pensa quanto tempo passiamo tra noi quando siamo in tournée, come ora, che si trascorrono mesi insieme e s’instaurano rapporti indissolubili”.
A Torino siete in anteprima nazionale assoluta: le prossime tappe?
“Per citarne alcune, San Remo, Milano, Catania e Roma”.
Il teatro quanto sente la crisi?
“Tutti sentono la crisi! Senza dubbio là dove non ci sono beni di prima necessità i tagli delle famiglie sono maggiori. Una famiglia in cui lavora solo il marito e a carico ha moglie e due figli, anziché spendere i soldi per il teatro se li tiene per poter cambiare la lavatrice o altre spese incombenti e necessarie. Il teatro serve a farti dimenticare per due ore le problematiche che ti assillano, ma quando esci dallo spettacolo e vai a prendere l’auto, non ti trovi una busta paga in più, ma magari una multa da pagare, perchè non essendoci parcheggi hai lasciato la macchina in divieto di sosta”.
Quali passioni coltivi nel tempo libero?
“Che passioni?”, ride. “Sono uno come tutti, vado a fare la spesa e a pagare le bollette. Vivo nel massimo della semplicità. Il mio lavoro è come qualsiasi altro mestiere. Certo non mi lazo alle cinque del mattino per lavorare nei cantieri o in catena di montaggio e per questo mi sento un privilegiato, ma ho molto rispetto per le persone che lavorano ogni giorno duramente”.
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