‘Sara’ il Paese’ a dare risposte sul diritto di cittadinanza, e sara’ poi il Parlamento a ‘scegliere il modello che si adatta all’Italia’, dando una risposta al milione di bambini e ragazzi stranieri nati qui, e che si sentono pienamente italiani. Cecile Kyenge, ministro dell’Integrazione, ha dovuto fare i conti anche oggi con la doppia faccia di un tema che ancora divide: festeggiata da 500 ragazzini che nel Teatro Rossini hanno partecipato alla cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria a 80 loro compagni di scuola; contestata a distanza da uno sparuto picchetto della Lega Nord, mentre nella notte Forza Nuova aveva fatto trovare davanti al teatro l’immagine di una mano insanguinata, con la scritta ‘l’immigrazione uccide’.
Non una novita’ per il ministro, che sulle contestazioni ha commentato: ‘la risposta non la dovete aspettare da me. La dovete aspettare dal Paese, dai suoi 60 milioni di abitanti’. E dai tanti che l’hanno applaudita anche stamani, ‘l’applauso dell’Italia migliore, che risponde a tutto quello cui io ho deciso di non rispondere’. Per lei ha parlato la figlia Marisha, 21 anni, studentessa di Cultura della Moda, arrivata in piazza con la zia Dora, commessa all’Ipercoop di Pesaro (in aspettativa), la cugina e numerosi altri parenti: ‘Mia madre e’ una donna forte – spiega -, e’ indifferente a questi attacchi, non si lascia toccare dalle contestazioni. Spero che possa dare un sostegno alla cultura dell’integrazione, perche’ questo e’ un bene per l’Italia’. Piu’ o meno le parole di Jurgen Didi, 12 anni, nato a Pesaro da una famiglia albanese, tifoso del Milan, incaricato del discorso da neo ‘italiano’. Intervistato dalle tv, Jurgen osserva che ‘la parola cittadinanza e’ molto grande, e’ una parola che spetta principalmente agli adulti. Io sono nato qui e mi sento italiano’. E se qualche compagno ti prende in giro? ‘Quello che dicono gli altri non mi interessa’, e se ne va via con Anna Luna, italiana con il ‘bollino’ dello Stato.
A Jurgen, come ad altri ragazzi di origine slava, sudamericana, albanese, Kyenge ha consegnato l’attestato e una maglietta azzurra con le strofe dell’Inno di Mameli. Una cerimonia allegra e informale, voluta dal presidente della Provincia di Pesaro Matteo Ricci, per ‘segnare il livello di cultura di un Paese che deve guardare avanti, al futuro, che, basta guardarsi intorno, e’ gia’ qui’. Sul palco il ministro ammette che ‘l’idea di ottenere la cittadinanza per essere nati in Italia e’ stata doppiamente storpiata dalle polemiche politiche’. In effetti ‘si deve tenere conto della permanenza nel territorio e dell’aver frequentato le scuole’. Ma ‘non risolvere questo problema determina solo il peggiorare delle cose’. I tempi per l’approvazione della legge sullo ius soli non spetta a lei dettarli, ma in Parlamento ci sono ’20 proposte di legge depositate. E questo testimonia che c’e’ una richiesta di cambiamento. Il mio compito e’ sostenere questo percorso’. ‘Far parlare i cittadini, i partiti politici. Mettersi a confronto, e alla fine scegliere il modello che si adatta all’Italia’. Motivo per cui anche in una giornata piena di impegni Kyenge ha trovato il tempo di visitare due scuole, l’Istituto d’arte ‘Mengaroni’, e l’Istituto alberghiero ‘Santa Marta’, dove ha fatto da presidente di giuria in una gara fra un brodetto fanese e uno africano, preparati da giovani chef italiani e stranieri. Giudizio finale, parita’ perfetta.
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