"Con Salvini nessuna coalizione vincerà mai": all’indomani del voto regionale che ha segnato la sconfitta del campo di centrodestra, l’ex ministro del Lavoro e attuale capogruppo di Ncd al Senato, Maurizio Sacconi, in una intervista al Secolo XIX ribadisce l’indisponibilità a un’alleanza con la Lega Nord e annuncia la fusione delle componenti liberal-popolari, ora separate, in seno alla maggioranza. E aggiunge: "Saremo comunque presenti con il nostro simbolo alle prossime regionali. Se necessario, andremo da soli, così come abbiamo fatto in Calabria. Forza Italia dovrà scegliere se allearsi con noi che, come loro, aderiamo al Ppe, o se preferire la compagnia dell’euroscetticismo che i popolari europei considerano come il peggior avversario".
Sacconi sottolinea che "noi siamo molto soddisfatti del risultato ottenuto in Calabria, perché era lì che si misurava la nostra capacità di sopravvivere e ripartire. E questo risultato conferma la giustezza del nostro progetto di unire la componente liberalpopolare presente nell’attuale maggioranza. In questa maniera, il governo sarebbe sorretto da due gambe: da un lato i socialdemocratici, dall’altro i liberal-popolari. Una semplificazione del quadro che renderà ancora più trasparente l’incontro tra i riformisti di diversa estrazione, così come accade già in Germania e nello stesso esecutivo dell’Unione europea, per favorire il compimento degli obiettivi di questa legislatura che deve essere costituente per ricostruire la credibilità delle istituzioni e operosa contro la crisi attraverso le riforme avviate: giustizia, lavoro, pubblica amministrazione e fisco".
"Questo voto ha reso evidente la disgregazione del vecchio centrodestra. E’ in atto una diaspora, consumata non soltanto nei partiti, ma anche e soprattutto nell’ambito delle idee, ora spesso contrapposte. Per dirla in termini concreti: esiste una incompatibilità tra la Lega di Salvini e noi". "Siamo reciprocamente lontani gli uni dagli altri. E’ vero, il Carroccio ha preso qualche voto in più rispetto al passato, ha recuperato terreno nell’area del disagio e della contestazione, ma è inagibile per la creazione di una coalizione a vocazione maggioritaria. Non ha neanche il ‘merito’ della Le Pen che, almeno, esalta l’identità nazionale, cosa che può entro certi limiti risultare utile. Salvini è soltanto un estremista, scettico non solamente verso l’Europa ma anche verso la nazione. Per lui l’Italia, nella migliore delle ipotesi, è una somma di luoghi e di popoli, senza alcuna base identitaria comune. L’Italia, per Salvini, praticamente non esiste. Così, sta disperdendo il valore originario della Lega di avere rappresentato le istanze liberali della locomotiva del paese, il Nord, senza peraltro diventare movimento per la nazione".
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