Per i fedelissimi che ancora non lo hanno abbandonato (Forza Italia è giunta, ormai, ai minimi storici), Silvio Berlusconi assomiglia sempre più a un’entità astratta. Raccontano i soliti beninformati di turno, che quasi ogni sera il Cavaliere chiama al telefono Mariastella Gelmini: “Stai facendo un grande lavoro a Milano, ho visto i sondaggi, recupero straordinario”, pare le sussurri nella cornetta. Poi però la mattina dopo, la tanto attesa telefonata per confermare una convention di piazza o un’esibizione di quelle in stile oceanico che pure lo hanno reso famoso qualche anno fa, non arriva.
La stessa Carfagna, a dar retta ai rumors, sarebbe stata contattata dal Cavaliere: “Mi spiace, Mara. Ma a Napoli non
posso non venire”. Berlusconi nei giorni scorsi era in Sardegna, a villa Certosa, attorniato dal suo "cerchio magico" di donne (così lo etichettò un suo ex fedelissimo, il senatore Vincenzo D’Anna, oggi sbarcato alla corte di Denis Verdini, un altro ex di lusso). Con Silvio c’erano, come al solito, Francesca Pascale, Alessia Ardesi e Maria Rosaria Rossi.
Silvio prova a riposare. L’unica certezza è che sabato sera sarà in tribuna, all’Olimpico per la finale di Coppa Italia tra il suo (ormai anche questo quasi "ex") Milan e Juve, domenica mattina dovrebbe essere a fianco di Marchini per un’iniziativa elettorale che, con ogni probabilità, come per la Carfagna alle falde del Vesuvio, non ci sarà.
Dicono che si sia messo a dieta. Eppure storicamente le diete hanno sempre scandito l’agenda dei ritorni in campo di Berlusconi, come quando – prima di mandare a casa Monti – andò per un periodo nel resort africano di Briatore. Fino a due anni fa era così. Adesso, dieta e relax non scandiscono più alcun timing. Il tempo passa per tutti. Ed è ormai troppo tardi per tornare indietro. Dopo aver sposato il Nazareno e affiancato inizialmente il governo Renzi, Silvio ha poi cambiato idea per strada togliendo il suo appoggio al premier-segretario del Pd.
Tuttavia il Cav sa bene che andare avanti non è facile. E in fondo, chissà, a leggere tra le righe, forse neanche ci vuole andare. Ecco perché lascia libero Renato Brunetta di sognare il Cln e Minzolini di dire che si deve andare al referendum con una idea di riforma tipo quella del 2006. Una scelta nel senso dell’opposizione di merito. E lui? Cosa fa il Cavaliere?
Tra opposizione politica e opposizione di merito, l’ex presidente del Consiglio sceglie di stare in stand by, mettendosi a dieta, ma aumentando il senso di "ambiguità" che pure a poco a poco lo sta "ricoprendo". Perché mentre Berlusconi parla di "alternativa al regime", i rapporti con Salvini sono ridotti ai minimi termini. Idem con la leader di Fratelli d’Italia Meloni. Il tutto mentre i vertici Mediaset mantengono un asse a dir poco privilegiato con il governo Renzi (ormai sempre più di casa nel salotto di Barbara D’Urso) e i tg del biscione quasi accarezzano il leader del Pd. Sono lontani i tempi di Prodi quando il professore veniva bersagliato un giorno sì e l’altro pure dai telegiornali di Berlusconi. Ora è tutto decisamente più soft.
In tutto questo, nella ex corte del Cavaliere gli ultimi colonnelli brancolano nel buio. Senza direttive, senza indicazioni. Senza una linea politica. Nella sostanza ogni giorno un pezzo del mondo berlusconiano va in frantumi o si accasa altrove.
Sul Fatto Quotidiano, Marco Franchi ha ricostruito l’intreccio che ha portato alla sostituzione di Maurizio Belpietro con Vittorio Feltri alla guida di Libero, il quotidiano di Antonio Angelucci, uno dei re delle sanità privata romana, da sempre legato a Denis Verdini, ex braccio destro di Berlusconi. La conseguenza del “patto” è il cambio di linea editoriale: “Il Cav – scriveva Feltri – non può votare contro le sue riforme. Il centrodestra ha votato in Parlamento la nuova carta. Assurdo
rimangiarsi la parola per ripicca contro il premier”. Assente dal Palazzo, lontano dal paese, Silvio non fa nulla per arrestare la frana, stritolato da un lato dall’asse Meloni-Salvini, dall’altro dalla tentazione di strizzare nuovamente l’occhio al governo. Quella stessa tentazione che ha portato l’ALA di Verdini a poco a poco, a prendere le distanze dal Cavaliere e ad avvicinarsi alla galassia Dem.
La domanda a questo punto è a dir poco scontata: “Ma Forza Italia esiste ancora?”. Maurizio Gasparri, a domanda, risponde così: “Siamo un partito clandestino, come i partigiani del ’44. Dicono che la sede c’è, ma forse non c’è. Però non lo scrivere, sennò stavolta ti meno”. Almeno, un segno di vitalità da quelle parti. Al momento si sa solo che la nuova sede del partito a Roma – che Maria Rosaria Rossi avrebbe dovuto inaugurare in questi giorni – non ha mai aperto i battenti.
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