La notizia fa sobbalzare: in Italia il 15% della carne bovina e’ trattata con ormoni anabolizzanti, in Europa lo 0,2%. Valori irrilevanti per l’Europa, preoccupanti per l’Italia. Come mai tale differenza? Lo spiega il Centro di referenza nazionale per le indagini biologiche sugli anabolizzanti animali del ministero della Salute: metodi diversi di analisi. In Europa si va alla ricerca della molecola dell’anabolizzante nel sangue e nelle urine dell’animale, la quale, pero’, e’ rilevabile solo entro un paio di giorni dalla somministrazione, dopo e’ troppo tardi. Difficile, quindi, individuare il momento giusto per prelevare campioni, per cui si va per tentativi che danno una percentuale molto bassa, appunto lo 0,2%, di campioni positivi. Il Centro adotta una analisi di tipo biologico che rileva la presenza degli anabolizzanti anche 3 mesi dopo il trattamento. Cosi’ sarebbe spiegata la differenza notevole di casi positivi in Italia e nel resto d’Europa.
Ricordiamo che l’uso di ormoni anabolizzanti negli animali e’ proibito in Europa. In sostanza gli ormoni diminuiscono la parte grassa e aumentano quella muscolare (la carne). Gli effetti per le persone non sono auspicabili: interferenze sul sistema immunitario ed endocrino e effetti genotossici e carcinogenici.
Abbiamo scritto al commissario europeo alla Politica dei Consumatori, Tonio Borg, affinche’ l’Unione europea adotti un sistema di analisi sugli ormoni anabolizzanti che consenta di tutelare effettivamente la salute dei consumatori europei.
Primo Mastrantoni, segretario Aduc, Associazione per i diritti degli utenti e consumatori
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