"D’improvviso in questi corridoi dominati da un silenzio templare, dove al massimo rintoccano i passi e frusciano i fogli di protocollo e si sussurrano saluti, e’ stata la profanazione. E per di piu’ organizzata dagli stessi sacerdoti della liturgia legislativa – gli assistenti e i consiglieri parlamentari, i collaboratori tecnici, i commessi, i documentaristi, gli uscieri, e cioe’ le sentinelle del decoro e dell’ordine costituito – che si sono radunati fuori dalla presidenza. Li’ Laura Boldrini, coi suoi vice e gli altri membri dell’ufficio, stava stendendo il documento che stabilisce – secondo linee ancora generali ma gia’ impietose – la riduzione degli stipendi". E’ quanto scrive La Stampa, che aggiunge: "I dipendenti della Camera avevano fissato una riunione per ieri mattina alle 8.30, e poi tutto e’ cambiato. Si sono riversati fuori dalla stanza della Boldrini, in un improvvisato sit in percorso da un nervosismo esibito. Vietato avvicinarsi. Il centinaio abbondante di manifestanti si scambiava in drappelli propositi guerreschi. E quando sono usciti Roberto Giachetti e Marina Sereni del Pd, e Luigi Di Maio e Roberto Fraccaro dei Cinque stelle, la truppa ha fatto un passo indietro e poi uno in avanti, si e’ quasi schierata in picchetto d’onore, e si e’ alzato un applauso prima solitario, poi ampio, infine condiviso: un applauso ironico – ‘bravi’, dicevano. ‘Bravi, bis’. ‘Complimenti’. ‘Bel capolavoro’. ‘I vostri stipendi pero’ non li toccate, vero?’.
Pochi secondi, finche’ il piccolo tumulto non si e’ spento, il corridoio liberato, e il palazzo riconsegnato alla sua compunzione. La faccenda deriva dal tetto agli stipendi deciso dal governo: 240 mila euro. In realta’ alla Camera non sono molti i dipendenti retribuiti oltre la soglia, giusto i consiglieri parlamentari con trent’anni di servizio (228mila dopo vent’anni, arrivano sino a 358mila lordi dopo quarant’anni). (?) Nessuna risposta dai sindacati, che attendono l’inizio delle trattative, forse gia’ stasera; ma alcuni dipendenti, in cambio dell’anonimato, hanno deciso di spiegare. Ecco il sugo di una lunga conversazione a quattro: ‘E’ chiaro che ci da’ fastidio vedere i nostri redditi tagliati, anche se non sappiamo di quanto. Ma ancora piu’ fastidio ce lo da’ apprenderlo dai giornali, perche’ a noi non ha detto niente nessuno. Articoli, qualche voce di palazzo, sms che girano, ma niente di ufficiale. Per questo volevamo essere ricevuti nell’ufficio di presidenza (ma hanno rifiutato un incontro mercoledi’ al Comitato affari del personale presieduto dalla Sereni, ndr)’. Non sara’ una gita in campagna. Marina Sereni sorride e diffonde stille di perfidia. Dispiacciono le contestazioni, dice, ma non sarebbe stato normale se il luogo dove si legifera non applicasse a se’ le leggi applicate agli altri. E il finale e’ una granata in trincea: ‘Se usano la questione delle ferie arretrate per contestare la riduzione degli stipendi, beh, potrei aprire una parentesi. Ma ancora non la apro’. Le munizioni non si sprecano".
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