Bocelli le canta a tutti. Sinistra e Destra, Pd e Pdl. L’acuto contro i partiti del cantante italiano più popolare e apprezzato all’estero. Accade alla festa del Pd, presenti sul palco il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, e Fabio Tedeschi, sindaco di Lajatico, il paese natale di Bocelli. L’artista parla fuori dal coro, nel ruolo che è suo. E da solista non risparmia nessuno. “Finchè non ci sarà una rivoluzione morale, questo Paese non uscirà dalle sabbie mobili”. Parole forti, dopo aver resistito ai tentativi sfiancati del giornalista Massimo Marini, che per un’ora tenta di farlo parlare di politica e di coinvolgerlo nel dibattito al centro del quale c’è il Governatore della Toscana, alla festa del Pd.
Lajatico, il paese di Bocelli, è tutti gli anni sede di un evento che richiama nella piccola località i grandi artisti da tutto il mondo. Lajatico è conosciuta a New York come a Firenze, in Australia come in ogni angoli della Toscana, anche i più sperduti. Il presidente regionale prova a sfumare i duri toni di Bocelli sui partiti, “Vanno ripensati, ricostruiti”. Ma l’affondo politico è ormai partito. Personaggio di riferimento della musica mondiale, Bocelli contrasta e confuta le affermazioni di Rossi con esempi concreti. “Non è possibile che le molte anime presenti nel Pdl riescano a convivere tra loro. Non possono stare insieme ex democristiani, che pensano a uno Stato imperniato sul concetto del Vangelo, con i liberisti in senso sfrenato, con chi ritiene che quelli che hanno e sanno fare qualcosa si possano arricchire a dismisura”. Il canto di Bocelli è alto. Applausi e condivisione sul palco e in platea. Qualche sorpresa per l’uscita inattesa dell’artista. Anche se il governatore Rossi, impegnato evidentemente in un improvvisato e inatteso duetto non canoro, sottolinea come questa passione del grande cantante per la politica sia “una bellissima cosa”.
Bocelli non manca di sottolineare l’assoluta affinità del Pd con il Pdl. In questo senso. “Se il Pdl è eterogeneo, non sta meglio il Pd. Difficile trovare nel vocabolario un aggettivo per definirlo”. Bocelli è sarcastico. L’acuto non risparmia nessuno, le canta a tutti. Ai cattolici Enrico Letta, Matteo Renzi, e anche a Rosy Bindi. “Come possono andare d’accordo con altri che sono marxisti, quelli che pensano che la religione sia l’oppio dei popoli e la proprietà privata un furto?”. Bocelli è dell’idea che non può esistere qualsiasi governo “che messo insieme da questi partiti così complicati possa avere la possibilità e l’ambizione di poter durare”. Allora come fare? L’artista che rappresenta alla grande l’Italia nel mondo ritiene che ci sia un’unica via d’uscita. Inutile pensare di percorrerne altre, non esistono.
Deve esserci un cambiamento di mentalità, ammonisce Bocelli, uno che i fatti interni nostri li ascolta e li segue. “Cambiamento di mentalità significa questo: mettere il lavoro al centro di tutto, superando le logiche del furbismo politico che ha battuto il moralismo”.
La questione morale, questa sconosciuta. Ignorata, dimenticata, non più punto di riferimento in un’Italia che è cambiata profondamente. “Tanti anni fa le mamme dicevano: ho un figlio fantastico, lavora dieci ore al giorno, si fa un mazzo incredibile, guadagna poco ma è contento. Che fosse vero o no, si vantavano di questo”. Oggi no, le mamme parlano tra loro e Bocelli le sente dire cose come questa. “Mio figlio è stato fortunatissimo perché ha trovato un posticino fantastico, non fa niente dalla mattina alla sera, prende uno stipendio buono e torna a casa. In questo modo come fa un Paese a crescere?”.
Il grande cantante espone in pubblico delusione, disappunto, e rabbia da italiano vero, sensibile allo sfascio che ormai ci circonda. “Se avessi un figlio con un posticino fantastico che lavora poco, io mi vergognerei”. Il presidente regionale assume le difese dei partiti, gli tocca, ne ha facoltà essendo uomo politico e di partito. “Non sono d’accordo con Bocelli. La politica è proprio lo sforzo di mettere insieme persone che la pensano diversamente. I partiti hanno dato una pessima prova, ma sono strumenti da ricostruire. Sono imperfetti, ma bisogna affidarsi a loro perché servono a tenere insieme le persone”. Bocelli non ci sta, su certe cose lui ha una particolare sensibilità. Non condivide le parole del governatore della Toscana, chiede una replica e la ottiene. I presenti ascoltano coinvolti e ammirati l’acuto finale del cantante. “Io sarei commosso di vedere un partito che mette insieme persone di opinioni diverse; ma la realtà è un’altra, molto diversa. Vedo partiti che, senza eccezione, impongono alla gente di pensarla allo stesso modo”. Il governo delle larghe intese, tout court. Impensabile e indigeribile per qualsiasi persona provvista di logica e spirito critico. “Partiti senza eccezione che impongono alla gente di pensarla allo stesso modo”. La frase ripetuta due volte, a beneficio dei finti sordi: è quanto accade oggi in Italia. L’ultimo acuto scatena l’applauso a scena aperta. Bocelli le ha cantate da solista fuori dal coro.
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