‘Encefalogramma piatto’. Su queste due parole si spengono le speranze dei genitori di Daniele Carella, il ragazzo di 21 anni che lunedi’ mattina, nel quartiere Niguarda di Milano, e’ stato colpito alla testa con un piccone da Mada Kabobo, ghanese di 31 anni. I medici hanno comunicato la notizia alle 10.50 ma ci sono volute altre sei ore per l’ufficialita’. Un tempo tecnico che e’ servito ai famigliari per prendere una decisione drammatica: l’espianto di cuore, polmone, reni, fegato e pancreas, ma anche tessuti, tratti vascolari e cornee. Una scelta che, come ha spiegato il direttore sanitario dell’ospedale Niguarda, Giuseppe Genduso, ‘e’ stata presa nella convinzione che questa sia l’unica risposta in favore della vita che continua’ e che ‘il bene vince sul male’. Quel male che all’alba di lunedi’ si e’ impossessato dell’extracomunitario, scorrendo nelle sue mani attraverso una spranga e poi un piccone trovato in un cantiere, con il quale ha ammazzato Alessandro Carole’, disoccupato di 40 anni, e aggredito altre quattro persone, compreso il 21enne.
Daniele Carella era in via Monte Rotondo per consegnare i giornali assieme al padre, con il quale tutti i giorni era in giro prima dell’alba. Il genitore, sotto choc, ha raccontato di essersi distratto un momento e di aver visto subito dopo il ghanese accanirsi sul corpo ormai esanime del figlio con una violenza tale da spaccare il piccone. E’ stato l’ultimo a vedere Kabobo prima dell’arresto dei carabinieri.
Stamattina il gip del Tribunale di Milano, Andrea Ghinetti, ha convalidato l’arresto dopo aver ascoltato il 31enne nel carcere di San Vittore per circa un’ora e mezza alla presenza del suo legale d’ufficio, Matteo Parravicini. Sebbene sia apparso lucido e calmo, Kabobo ha fatto intendere di ‘sentire delle voci’ nella sua testa, un dettaglio che dovra’ essere verificato da successivi test specifici. La comunicazione con l’arrestato, comunque, e’ stata molto difficoltosa poiche’ parla un dialetto del Ghana e un inglese stentato. Pare abbia trascorso la notte prima del raptus nei ruderi di Villa Trotti, un edificio abbandonato, a poca distanza dall’area dove ha colpito.
Intanto, la scorsa notte sono state trovate 4 molotov in via Antonio Fortunato Stella 5, davanti a una sede della Fondazione Progetto Arca Onlus, che si occupa di persone senza fissa dimora, anziani, famiglie in difficolta’, persone con problematiche di dipendenza, rifugiati e richiedenti asilo politico. Quattro bottiglie contenenti benzina accanto ad altrettanti stracci che sarebbero serviti come miccia, abbandonati all’ingresso della cucina della onlus, dove ogni giorno vengono preparati i pasti per diversi centri d’accoglienza milanesi. Il presidente della Fondazione, Alberto Sinigallia, ha chiarito che ‘in nessun centro gestito da Progetto Arca a Milano abbiamo mai avuto minacce di questo genere’ e che non ci sono elementi che lasciano ipotizzare un legame tra quanto accaduto attorno a piazza Belloveso (distante dalla cucina tre chilometri) e il ritrovamento delle molotov.
I carabinieri hanno fatto sapere che il gesto non e’ stato rivendicato, ma hanno anche parlato di un tentativo di intrusione nel corso della notte. In tal proposito l’Arca ha spiegato che i vicini hanno sentito dei rumori e quando si sono affacciati per vedere, hanno notato persone scappare in tutta fretta. E’ dunque possibile che siano le stesse persone che, per motivi ancora sconosciuti, hanno lasciato al civico 5 le bottiglie incendiarie.
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