Gli Stati Uniti hanno consegnato oggi alle autorita’ afghane il controllo della prigione di Bagram, nota come la ‘Guantanamo dell’Afghanistan’, e dei suoi circa 3.000 detenuti. Sotto tono la cerimonia, in una giornata carica di tensione per l’ennesima strage suicida avvenuta nella citta’ settentrionale di Kunduz e costata la vita ad almeno 16 persone. Il passaggio delle consegne, previsto da un accordo dello scorso marzo, riguarda oltre 3 mila telebani e qaedisti detenuti nell’enorme complesso carcerario situato a circa 40 chilometri da Kabul e piu’ volte al centro di polemiche per le denunce di abusi commessi dai militari Usa e, all’inizio dell’anno, anche per la dissacrazione di una copia del Corano che ha scatenato un’ondata di violenza anti-americana.
Il trasferimento e’ stato accolto con soddisfazione dal governo afghano ed e’ visto come un tassello del lungo e complesso piano di ritiro delle truppe americane stabilito alla fine del 2014. Ed e’ simbolico che avvenga proprio alla vigilia dell’undicesimo anniversario dell’attacco alle Torri Gemelle di New York che scateno’ l’invasione dell’Afghanistan. La prigione, nota come Parwan Detention Centre e creata tre anni fa sul sito di una vecchia base russa, sara’ quindi ora gestita dai militari afghani. ‘Le nostre forze di sicurezza sono state addestrate per questo e siamo orgogliosi che oggi possano assumersi la responsabilita’ dei prigionieri in maniera indipendente’ ha detto il neo ministro della Difesa ad interim Enayatullah Nazari, secondo quanto riportato dai media locali.
Non e’ chiaro quale sara’ la sorte dei detenuti sotto il nuovo comando afghano, ma a poche ore dal passaggio ufficiale di consegne sarebbero gia’ sorti i primi disaccordi con gli Usa, i quali vorrebbero mantenere il controllo su alcuni prigionieri ‘piu’ importanti’ catturati nel corso di operazioni militari. Poche ore dopo la cerimonia dell’alzabandiera afghana a Bagram, disertata dai vertici Usa, un kamikaze si e’ fatto saltare in un affollato mercato a Kunduz uccidendo dieci poliziotti e sei passanti, tra cui una donna e un bambino. L’obiettivo era un corteo di dimostranti.
L’estremismo islamico ha colpito anche oltre frontiera, nel distretto tribale pachistano nord-occidentale di Kurram, dove 12 sciiti sono stati massacrati da un bomba piazzata – anche questa – tra la folla di un mercato. La giornata si era pero’ aperta con una nota positiva. Secondo uno studio britannico, alcuni leader talebani afghani sarebbero ‘pronti al cessate il fuoco e a rompere i propri legami con al Qaida, ma non a trattare con il governo del presidente Hamid Karzai’. I quattro leader che avrebbero espresso queste posizioni sono due ex ministri dei talebani, uno dei quali ‘molto vicino’ al mullah Omar, un veterano dei mujaheddin e un mediatore. In serata pero’, un portavoce dei talebani afghani, parlando a un’agenzia di stampa internazionale da una localita’ sconosciuta, ha fatto crollare ogni aspettativa smentendo il contenuto dello studio e ribadendo la totale opposizione alla presenza di truppe straniere in territorio afghano.
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